Nissiros, terra che bolle, di Isabella Berardi

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view post Posted on 30/12/2009, 22:59


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Trieste

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Ho un bellissimo ricordo di quest'isola tanto particolare. Nisyros mi ha incantato subito. La forma conica e le rocce nere tradiscono immediatamente le sue origini vulcaniche. Al centro c’è la vasta caldera, con il suolo un po’ molle e cedevole sotto i piedi, le concrezioni gialle di cristalli di zolfo e i fumi sulfurei. E poi i suoi villaggi tranquilli: il porticciolo Mandraki che spicca contro il nero delle rocce e Nikea, sospesa sull’orlo della caldera da un lato e quasi a strapiombo sul mare dall’altro, con le sue case bianchissime e i vicoli ombreggiati da una variopinta moltitudine di piante fiorite.
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Ho trovato questo racconto di viaggio, che vi propongo:

Nissiros, terra che bolle
di Isabella Berardi

Arrivo a Nissiros alle 11 del mattino. Il viaggio da Kos, una delle principali isole del Dodecaneso è breve, circa un’ora e mezza.

Sbarco al porto, alle cui spalle si apre un piccolo villaggio di pescatori. Le case bianche e azzurre mi abbagliano nella luce candida del tardo mattino. Ovunque fioriscono bouganville fucsia e alberi di fico.

Oltre alla bellezza semplice di questo villaggio greco, ciò che mi ha spinto fino a qui è la fama del suo vulcano. Un cratere ancora attivo, seppure parzialmente, che è possibile vedere da vicino.

Il percorso al vulcano mi porta attraverso splendidi monti ricoperti di mandorli e di piante aromatiche. Dall’alto il mare luccica in un azzurro intenso. Il vento soffia sino a quassù l’odore della marina e della terra seccata dal sole.

Poi il paesaggio cambia. Entro in una gola profonda. La terra è rossa, arsa. Alti mura rocciose racchiudono mimetizzati minuscoli villaggi che sembrano parte della roccia stessa.

Scopro che la mimetizzazione è voluta, era un modo per difendersi dai pirati, che hanno spesso depredato questi luoghi nel passato.

Poi arrivo al vulcano, un enorme cratere sprofondato nella montagna. Il colore è mutato ancora. Tutto è bianco gesso e giallo zolfo. Fatico a tenere gli occhi aperti per il riverbero feroce della luce.

Inizio la discesa sotto un sole cocente. Il calore, oltre a essere nell’aria, sale anche dalla terra. E’ strano pensare al blu del mare di pochi minuti fa e al paesaggio lunare che si spalanca ora davanti ai miei occhi.

L’odore dello zolfo mi rende impossibile respirare. Scendo alla base del vulcano, avvolta in veli che mi coprono il volto.

Ovunque il calore della terra si è aperto dei varchi, qualche volta nei cristalli di zolfo, qualche volta nel fango, che sembra vivere di vita propria, e che ribolle continuamente.

Qui non si può rimanere a lungo. Dopo circa venti minuti di esplorazione, risalgo a fatica dal cratere del vulcano e dopo altrettanti minuti sono già in riva al mare, screziato da mille riflessi verdi e azzurri.

Tutto è calmo: nel meriggio sonnolento di un’estate greca cantano le cicale.

Nissiros è così: terra gialla che bolle e il turchese infinito del mare.

da www.ilreporter.com
 
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