Eruzione vulcanica nell’area dell'EyjafjallajokullFonte: WikipediaL'Eyjafjallajökull è uno dei più piccoli ghiacciai d'Islanda con un estensione di circa 100 kmq. Si trova a nord di Skógar ed a ovest del più grande ghiacciaio di Mýrdalsjökull. La crosta di ghiaccio ricopre un vulcano, alto 1666 metri, che fu molto attivo nell'era glaciale e che eruttò l’ultima volta dal dal 1821 al 1823, quando causò una jökulhlaup disastrosa. Il termine jökulhlaup sta a indicare un'inondazione conseguente a un'eruzione vulcanica posta sotto ad un ghiacciaio. Quest'ultimo inizia a fondere a causa del calore prodotto dall'eruzione e forma un lago intrappolato sotto il rimanente cappello di ghiaccio. Quando il ghiaccio collassa, l'acqua rompe la barriera e fluisce in modo estremamente rapido dando luogo a una più o meno disastrosa alluvione.
Prima eruzione (dicembre 2009 - marzo 2010)Alla fine di dicembre 2009, ebbe inizio un'attività sismica nell'area del ghiacciaio Eyjafjallajökull, con migliaia di leggere scosse sismiche di magnitudo oscillante fra i gradi 1 e 2 della scala Richter. Dal febbraio 2010, il Global Positioning System (GPS) usato dall'Istituto metereologico d'Islanda a Þorvaldseyri, a circa 15 chilometri a sud est del punto dell'eruzione) mostrò un innalzamento di 3 centimetri della crosta terrestre in direzione sud, dei quali uno in un solo giorno. Questa inusuale attività sismica, assieme alla rapida crescita del terreno ha dato ai geofisici evidenza che vi era in corso una risalita di magma. L'attività sismica ha continuato ad intensificarsi, fra il 3 ed il 5 marzo, nel cui periodo sono state registrate circa 3.000 scosse con epicentro sotto il vulcano. La maggior parte di queste di intensità quasi strumentali (magnitudo 2) per far presagire un'eruzione, ma alcune scosse furono avvertite nelle città vicine. L'eruzione ebbe inizio il 20 marzo 2010, fra le 22:30 e le 23:30 locali (UTC), alcuni chilometri ad est del ghiacciaio, nel nord del passo di Fimmvörðuháls.
L'eruzione creò subito un turismo di curiosi attratti dal fenomeno vulcanico.
Evacuazione della zona Circa 500 allevatori e le loro famiglie, dell'area di Fljótshlíð, Eyjafjöll e Landeyjar, vennero evacuati nel corso della notte e trasferiti in volo a Reykjavík ed all'Aeroporto di Keflavík. Gli abitanti delle zone di Fljótshlíð, Eyjafjöll, e Landeyjar vennero autorizzati a rientrare nelle loro case dopo una riunione della Protezione Civile del 22 marzo ed il piano di evacuazione venne sospeso. Invece, la polizia chiuse la strada per Þórsmörk, ed il tragitto fuoristrada da Skógar per il passo di Fimmvörðuháls, anche se poi queste strade vennero riaperte il 29 marzo, sia pure soltanto ai mezzi fuoristrada. Quando venne a crearsi la seconda fessurazione, la strada venne nuovamente chiusa al traffico per il pericolo di slavine per la fusione di ghiaccio o accumuli di neve, ma venne riaperta ancora intorno al mezzogiorno dell'1 aprile.
La fessurazioneLa fessurazione era lunga circa 500 metri in direzione da nord-est a sud-ovest, con 10 o 12 crateri eruttanti lava ad una temperatura di circa 1.000 gradi centigradi. Il magma veniva lanciato fino all'altezza di 150 metri. La lava era alcalina e relativamente viscosa, e l'avanzata del fiume magmatico verso est e ovest era molto lenta, segno classico di un'eruzione effusiva. La lava fusa compì un percorso di quasi 4.000 metri a nord-est della fessurazione, scorrendo nel canalone Hrunagil e formando una cascata di 200 metri, avviandosi poi lentamente verso Þórsmörk, senza giungere però a Krossá. Il 25 marzo 2010, mentre studiavano l'eruzione, alcuni vulcanologi ebbero modo di vedere, per la prima volta nella storia, il formarsi di uno pseudo-cratere durante un'esplosione di vapore. L'espansione della crosta terrestre continuò a Þorvaldseyri ancora per due giorni dopo l'inizio dell'eruzione, ma poi iniziò a decrescere lentamente, a seguito dell'aumento dell'attività eruttiva, indicando così che l'ingresso del magma nella camera eruttiva era pari alla fuoriuscita di lava dalle bocche, evidenziando un raggiunto equilibrio nell'attività effusiva. Il 31 marzo si aprì però una nuova fessurazione, a circa 200 metri a nord-ovest della prima. Molti testimoni erano presenti al momento dell'evento. Questa seconda fessurazione era leggermente più piccola della precedente - circa 300 metri secondo i testimoni - e la lava cominciò a fluire nel canalone Hvannárgil. Queste due eruzioni originavano dalla stessa camera magmatica, secondo quanto dichiarato dai vulcanologi. Nessuna attività sismica inusuale e nessuna deformazione della crosta terrestre venne registrata prima dell'apertura della seconda fessurazione.
Il geofisico Magnús Tumi Einarsson disse (alla conferenza stampa di Hvolsvöllur il 21 marzo 2010) che questa eruzione era di piccola entità rispetto, ad esempio, a quella di Hekla del 2000. L'eruzione, piuttosto che avvenire sotto la crosta del ghiacciaio, avvenne nel passo montano fra i ghiacciai di Eyjafjallajökull e Mýrdalsjökull. Poichè la lava scorreva lontana dai ghiacci, il rischio di inondazione sembrò minimo; comunque la fessurazione avrebbe potuto estendersi al ghiacciaio aumentando notevolmente il pericolo di inondazione. Le stazioni dell'Istituto meteorologico d'Islanda non riscontrarono apprezzabili aumenti di ceneri vulcaniche nell'atmosfera, nelle prime 24 ore dall'inizio dell'eruzione. Comunque, nel corso della notte del 22 marzo 2010, vennero riscontrate piogge di ceneri vulcaniche nell'area di Fljótshlíð (20–25 chilometri a nord-ovest del luogo dell'eruzione) e Hvolsvöllur (40 chilometri a nord-ovest) riscontrando una sottile cenere grigia sui veicoli parcheggiati in strada. Intorno alle 7:00 del 22 marzo, venne emessa una colonna di fumo alta 4 chilometri. Questa fu l'esplosione più forte dall'inizio del fenomeno eruttivo. Il 23 marzo 2010, si creò una piccola nube di vapore, quando il magma venne a contatto con un cumulo di neve, che raggiunse la quota di 7 chilometri e venne registrata dalle stazioni di rilevamento dell'Istituto meteorologico islandese. Questa fu la prima esplosione di vapore occorsa nel sito.
Il 31 marzo, si aprì una nuova fessurazione.
Effetti sull'acqua Il 22 marzo 2010, un misuratore di portata situato nel fiume glaciale Krossá, che drena i ghiacciai Eyjafjallajökull e Mýrdalsjökull nell'area del Þórsmörk, ha iniziato a registrare una crescita improvvisa del livello dell'acqua e della sua temperatura, che è cresciuta di 6°C (11°F) in due ore, evento mai accaduto precedentemente dall'inizio dei rilevamenti sul fiume Krossá. Brevemente il livello dell'acqua è ritornato ad un livello normale e la temperatura dell'acqua è diminuita. Si pensa che la crescita della temperatura dell'acqua sia correlata alla vicina eruzione e stia interessando parte del bacino idrografico del fiume. La temperatura del fiume Hruná, che scorre attraverso il canyon Hrunárgil, dove parte della lava sta scorrendo, è stata recentemente registrata dei geologi tra i 50°C (122°F) ed i 60°C (140°F), indicando che il fiume ha raffeddato la lava nel canyon.
Analisi Campioni di cenere vulcanica, raccolte nelle vicinanze dell'eruzione, mostrarono una concentrazione di fluoruri solubili in acqua, pari ad un terzo di quelli mediamente riscontrati nell'eruzione di Hekla, con un valore medio di 104 milligrammi per chilogrammo di cenere. L'agricoltura è molto importante in questa regione dell'Islanda e gli allevatori residenti nelle vicinanze del vulcano sono stati messi in guardia dal non usare le acque dei pozzi e dei fiumi a seguito dell'elevata concentrazione di fluoruri che può avere pesanti problemi sui reni e sul fegato del bestiame (particolarmente sulle pecore).
Seconda eruzione (aprile 2010)