Parte centrale della Via della Seta, di Raffaele Banfi

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S o n i a
view post Posted on 5/8/2006, 08:37 by: S o n i a


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venerdì 15 aprile 2005 . Khiva - Parte prima

Sveglia alle 4,45, colazione veloce e partenza per l'aeroporto, ripercorriamo la strada che poche ore prima abbiamo percorso. Il sole non è ancora sorto ma la luminosità è tanta. Tashkent appare una città operosa, malgrado l'ora notturna, operai sono al lavoro per degli scavi sulla strada, i cantieri sono in piena efficienza. L'impressione che ho è di trovarmi in un altre dimensione rispetto a quella italiana. Con la luce, la città appare in tutto il suo splendore, la cromaticità delle costruzioni e dei viali denotano l'appartenenza al regime sovietico con un tocco d'influsso asiatico. Giardini, statue ravvivano la città ed i viali.
Velocemente arriviamo all'aeroporto. La parte dedicata ai voli nazionali appare sobria, semplice, pulita, accogliente, "costruita per durare nel tempo" come dice la guida.
Le formalità dell'imbarco sono accelerate dall'intervento di Nurik che recandosi allo sportello con tutti i nostri biglietti ha permesso un transito veloce. Bisogna sempre controllare le valige; carico/scarico, trasporto, ritiro, sempre il costante e continuo controllo, per verificare se c'è tutto e se possiamo proseguire, un ottimale metodo di controllo step by step.
Ci avviciniamo all'aereo per il trasferimento, nell'aeroporto sono posteggiati gli enormi Tupolef, retaggio della flotta sovietica. Meno male che la flotta aerea è stata integrata con dei Boeing 717. Si decolla puntuali, il volo procede regolarmente, dal finestrino osservo le abitazioni di Tashkent, il divario fra i palazzi sovietici, i palazzi moderni e le villette è veramente notevole. Un contrasto forte, visibile, palpabile. Intorno alla città campi coltivati. Durante il viaggio, di circa 1 ora, si sorvolano zone desertiche, un primo impatto con le caratteristiche di questo enorme territorio, regno in passato di scorribande delle popolazioni nomadi che ne hanno fatto la storia.
Come da programma, il volo è diretto ad Urgench, città nuova edificata secondo il modello sovietico. Nella nuova città non vi è nulla da vedere, ed infatti il programma prevede il trasferimento in pullman verso Khiva dove inizieremo il tour con la visita di questa città.
Le città, che come fiori posti in mezzo ad un deserto che sembra infinito, hanno creato la Via della Seta, erano loro ad essere il riferimento per chi andava da oriente verso occidente e viceversa. Unici punti di riferimento dopo tanti giorni e tanti chilometri in mezzo al deserto. Preziosa e stupefacente testimonianza di un'antichità colta, raffinata dove la saggezza dei regnanti di questi popoli guerrieri e nomadi, ha creato questi capolavori che le guide turistiche tanto decantano.
Avendo visto immagini, cartoline e qualche breve filmato, la curiosità è veramente forte. Non vedo l'ora di poter ammirare questi capolavori.
Durante il volo le comunicazioni sono date in uzbeko ed in russo, è proprio uno stacco totale col mondo occidentale. I tratti somatici dei passeggeri ed i loro abbigliamenti con foggia asiatica annunciano che l'occidente è lontano. Benvenuti in oriente, nella parte dell'Asia che ha fatto la storia della civiltà!!!
Arriviamo ad Urgench (LP 244), l'aeroporto è molto piccolo, una fila d'elicotteri in smantellamento ed una fila di biplani medi (una volta utilizzati per i voli interni) sono in mostra, ennesimo retaggio della dominazione sovietica. Recuperiamo i bagagli, usciamo dall'aeroporto, saliamo in pullman e dopo 30 km arriviamo a Khiva (LP 247), dopo qualche abitazione caratteristica, case basse fatte con mattoni di argilla e paglia o mattoni di cemento, ad un piano e con i tetti in eternit o lamiera; appaiono le storiche ed uniche mura di Khiva. Mura fatte di fango mischiato a paglia, enormi, possenti, altissime, lo spettacolo lascia senza fiato, la voglia di visitarla è immensa. Entriamo nell'albergo Malika Khiva, prendiamo le camere e, velocemente ci apprestiamo ad iniziare questa affascinante visita.
Khiva, la città vecchia, ha 27 ettari di superficie, parte della città è stata ricostruita in occasione del 2.500° anniversario di fondazione avvenuto nel 1997. Le mura sono del XVII sec., la porta d'ingresso, lignea e finemente incisa, è del XVIII sec. Nel torrione d'ingresso vi sono quattro stanze, originariamente due erano destinate per il controllo, una era destinata per l'addetto al caravanserraglio, una era destinata all'esattore delle tasse, oggi sono tutte occupate da artigiani escluso quella delle tasse dove si paga il biglietto per poter fotografare. Quella di richieder soldi per fotografare è una bella trovata per aumentare le entrate, ovunque bisognerà pagare per fotografare.
A sinistra dell'entrata un'enorme statua bronzea è dedicata all'inventore dell'algebra. Poco più in là una mappa murale illustra il percorso della Via della Seta, il percorso che da Pechino terminava a Roma ed evidenzia la parte dell'Asia centrale, quella dove noi ci troviamo.
Le mura esterne, d'argilla e paglia sono poderose. Nurik fa un breve resoconto della storia della Via della Seta e s'intuisce l'importanza di queste città che con i loro scambi commerciali hanno fatto progredire la società, paradossalmente la Via della Seta è stata la via che ha fatto sviluppare la piantagione del cotone.
La parte vecchia della città si chiama Itchan Kala, cui si accedeva da tre porte ed al suo interno aveva un importante mercato di schiavi, il prezzo di uno schiavo russo sano e forte (all'epoca stimato come il migliore) era quattro cammelli.
Cominciamo la visita della città dalla piantina della stessa posta su un muro, vicino ci sono i negozi di oggetti artigianali, entriamo sotto un arco a sesto acuto e troviamo la Madrasa di Mohammed Amin Khan (LP 250), trasformata in albergo. Nelle Madrase, le antiche scuole coraniche, lo studio era suddiviso in tre corsi di 7 anni ognuno, chi terminava il ciclo completo diveniva una persona importante, con un ruolo di privilegio all'interno della comunità. Chi non terminava gli studi, aveva la possibilità d'insegnare nei villaggi l'alfabeto ed i primi versi del Corano. All'interno della Madrasa le stanze degli studenti erano organizzate per ospitare una o due persone per camera.
Vicino alla Madrasa vi è il Minareto di Kalta Minor (LP 250) che, secondo l'architetto che lo progettò doveva essere il più altro dell'Asia, il progetto originale prevedeva uno sviluppo in altezza di 90 mt, ma l'edificazione si è fermata "solo" a 27 mt, la base ha un diametro di 18 mt, all'esterno sono presenti ben 8 diversi elementi decorativi in maiolica.
Il minareto aveva 3 funzioni
1. Avvisare i fedeli della preghiera (5 volte al giorno);
2. Funzione di avvistamento;
3. Funzione di segnalazione notturna, dei fuochi accesi durante la notte erano gli antichi "fari" per le carovane che viaggiavano nel deserto.
Poco distante vi è l'accesso alla fortezza dei sultani/khan di Khiva, il palazzo Kukhna Ark (LP 250), sulla destra troviamo le Zidon, le prigioni dei Khan. Un piccolo edificio dove, in uno spazio ristretto, per tre giorni venivano rinchiusi i prigionieri, al termine dei quali, andavano al cospetto del sultano e le possibilità erano due: o erano liberati oppure venivano uccisi secondo varie modalità.
La società dell'epoca era molto cruenta e come spettacolo pubblico amava assistere alle esecuzioni, le quali erano diversificate per crimine.
• Impalazione;
• Gettati dal Minareto;
• Sepolto con i piedi fuori (e sembra che questo fosse la modalità preferita...)
Erano previste ulteriori esecuzioni per casi specifici:
• Per gli amanti: lui veniva impiccato, lei, dopo esser stata sepolta fino alla vita veniva lapidata ed il primo a scagliare la pietra doveva esser il padre.
• Per le prostitute, la donna veniva messa in un sacco con 4 gatti selvaggi e cominciavano a battere il sacco, i gatti si muovevano all'interno del sacco e facevano scempio del corpo della poveretta.
..... segue ....

Edited by S o n i a - 5/8/2006, 10:03
 
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