Parte centrale della Via della Seta, di Raffaele Banfi

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S o n i a
view post Posted on 5/8/2006, 09:05 by: S o n i a


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venerdì 15 aprile 2005. Khiva - Parte seconda

Entriamo in quella che era la vecchia cittadella, il palazzo del sultano/khan, conteneva vari edifici per le attività più diversificate; risaltano le Moschee, sia quella invernale (coperta) sia quella estiva (con portico di legno). La Moschea estiva presenta un rivestimento di piastrelle di maiolica dai disegni raffinatissimi. Comprendo come la religione islamica vietando la raffigurazione d'animali e di uomini ha fatto sviluppare decorazioni di soli motivi geometrici e floreali.
I colori utilizzati rispettano, fedelmente, il dettato dell'islam.
• Blu, rappresenta il cielo;
• Bianco, rappresenta la purezza dell'anima;
• Verde, rappresenta il Corano.
La Moschea estiva, del XIX sec. con portico ligneo ha il soffitto intarsiato e decorato, le colonne portanti sono in legno d'olmo, finemente intarsiate.
Nel cortile, della Moschea estiva vi è un edificio basso contenente l'antica zecca dove venivano coniate le monete e successivamente stampate le banconote, le prime su tessuto di seta.
Usciamo dalla zecca e vediamo dei pellegrini locali, sono vestiti con abiti tradizionali, sono sgargianti, le donne indossano vistosi gioielli in argento, gli uomini vestiti con abiti occidentali, indossano il cappello di astracan e portano stivali di pelle.
Visitiamo il museo archeologico con reperti rinvenuti nel cortile del palazzo databili a 2.500 anni fa. Accediamo alla Sala del trono, dove il sultano sotto un portico riceveva le delegazioni e le persone importanti. Anche qui le pareti sono rivestite di maiolica policroma.
Sotto il portico, l'edificio presenta sulla facciata tre porte, quella di destra, la più alta era riservata al sultano, quella centrale ai suoi dignitari e quella a sinistra al popolo. Nel cortile è presente una piattaforma circolare, è la base per yurta reale, la tenda che serviva per i ricevimenti invernali, l'origine nomade di questo popolo non è mai stata dimenticata neppure quando diventò stanziale.
Saliamo al bastione Oq Shihbobo, la torre più alta di Khiva, altezza 24 mt, da dove si vede la maestosità delle mura, la struttura della città vecchia, l'estensione della parte nuova della città le cui case basse hanno cortili interni ricchi di piante e di ampi spazi.
L'edificio della Moschea invernale contiene un piccolo museo di storia dove sono esposti ritratti dell'inventore dell'algebra, di un grande astronomo che per primo calcolò l'esatto diametro della terra, del medico Abu Ali Ihn Sina (in occidente conosciuto come Avicenna) che scrisse un trattato medico che è stato riferimento per oltre 500 anni anche in occidente, ritratti di altri personaggi che hanno fatto la storia della zona e della civiltà umana.
Lasciamo il palazzo ed attraversando la piazza entriamo nella Madrasa di Mohammed Rahkim Khan (LP 251), costruzione, del 1850, oggi museo. Le Madrase hanno una struttura consolidata, il cortile con le celle degli studenti, le stanze degli insegnati e due grandi locali comuni; la Moschea a destra dell'entrata e la sala delle lezioni invernali, a sinistra dell'entrata. Entriamo nell'edificio, nella ex Moschea sono visibili ritratti e le foto degli ultimi del Khan, gioielli di donna, armi e vestiti. Nella ex sala delle lezioni, sono raccolti oggetti caratteristici dell'Uzbekistan.
Terminata la visita al museo, transitando vicino al simbolo di Khiva, un cammello il cui nome è Misha che legato ad un palo è oggetto di foto ricordo, ci rechiamo per il pranzo, in una casa caratteristica; l'edificio, protetto dall'Unesco, ha grandi mura di cinta, all'interno un cortile alberato, un portico sostenuto da pali di legno d'olmo lavorati. Due tavoli sono predisposti sotto la tettoia ed uno nel cortile all'aperto. Il portico rammenta quelle della Moschea estiva appena visitata.
Il pranzo tradizionale è strutturato da verdure iniziali, barbabietole, ceci, cetrioli, rape rosse, frutta secca (uvetta, semi di mandorle tostati, spagnolette), marmellata d'albicocca, un salame (di carne equina), il tutto accompagnato da un ottimo pane cotto nel forno. Pane che arriva caldo e fragrante in tavola, dalla forma è rotonda sembra un pane arabo ma la dimensione è di una nostra piadina, la circonferenza è leggermente croccante l'interno è morbido e gustoso.
Il primo è una zuppa di brodo con patata, carota gialla, un pezzo di carne di manzo bollita; il secondo è costituito da riso pilaf con verdure ed un pezzetto di carne di manzo bollita. Acqua ed un vino locale, leggermente acidulo, accompagna il pranzo.
La sosta è resa piacevole da una leggera brezza che riesce ad oltrepassare anche l'alto muro di cinta dell'abitazione.
Noto i denti delle donne, sono ricoperti d'oro, un'usanza per combatte le carie, ma è anche una dimostrazione di ricchezza. A volte il sorriso è completamente d'orato e non esser abituati a simile"splendore", inizialmente mette in imbarazzo.
Il pomeriggio inizia con la visita ad una piccola ex Madrasa, dove un artigiano locale lavora il legno d'olmo per realizzare porte, pilastri, letti, leggi, bastoni. Legno che nel deserto è difficile da reperire, quindi è pregiato. Successivamente visitiamo un'altra ex Madrasa, sede del Sikl Carpet, un insediamento artigiano dove vengono tessuti a mano i tappeti e dove si tinge con procedure antichissime, usando solo prodotti naturali, la seta. Anche questo sito è protetto dall'Unesco. Il ciclo della lavorazione della seta che avviene fra queste mura, in successivi periodi stagionali è completo, dall'allevamento dei bachi alla lavorazione della seta, alla colorazione fino alla realizzazione di tappeti.
Proseguiamo il giro di Khiva e fra orti coltivati, girando a sinistra rispetto alla via percorsa la città offre uno dei suoi migliori spettacoli, una strada scende leggermente con una scalinata e poi risale con un'altra, a destra della via sorge un mercatino, il rosso dei tessuti risalta fra le bancarelle che sfoggiano una serie di prodotti artigianali.
A metà via, girando a sinistra e salendo per una breve scalinata, accediamo al Mausoleo di Pahlavon Mohammed ed alla Madrasa/Moschea di Sherghozi Khan (LP 251). All'interno della Moschea sono presenti 3 tombe, in quanto la struttura è un luogo di culto dei sufisti. La struttura della Madrasa è semplice; al pianterreno vi sono delle camere con entrata dal cortile ed al piano superiore, dove si accede per una ripida scalinata che conduce al ballatoio, altre camere con accesso posteriore. Nel cortile della Madrasa vi è un pozzo, con la cui acqua i pellegrini si dissetano, ritenendola miracolosa.
Usciamo dal Mausoleo e girando a destra proseguiamo per la via che prima abbiamo parzialmente percorso, facciamo la scalinata che si vedeva precedentemente ed arriviamo alla Madrasa di Islom-Huja (LP 251).
Durante il periodo sovietico la Madrasa, con pesanti interventi strutturali è stata trasformata nel museo delle arti applicate. Interventi che tramite la chiusura delle porte comunicanti sul cortile ed apertura di passaggi di comunicazione tre le varie celle hanno permesso la realizzazione del percorso attuale del museo.
Il museo, sfruttando le piccole celle degli studenti, racchiude le principiali arti applicate nella regione Si possono ammirare, stupendi manufatti in legno d'olmo, tessuti di cotone e di seta finemente lavorati, abiti di velluto, sculture con versetti del Corano.
A fianco della Madrasa vi è il Minareto di Islom-Huja il più alto di Khiva. E' imponente con i suoi 54 mt, con la base di 9 mt, rivestito di 16 fasce decorative i maiolica con motivi differenti, la cui sommità è raggiungibile solo con una ripida salita su una scala interna di ben 122 gradini.
Frontale alla Madrasa un edificio che durante il periodo sovietico è stato trasformato nella scuola di traduzione uzbeko/russo.
.... segue ....

Edited by S o n i a - 5/8/2006, 14:56
 
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