Parte centrale della Via della Seta, di Raffaele Banfi

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S o n i a
view post Posted on 5/8/2006, 09:24 by: S o n i a


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venerdì 15 aprile 2005. Khiva - Parte terza

Proseguiamo il giro di Khiva ed arriviamo alla Moschea di Juma "Moschea del venerdì" (LP 250) del X sec., all'interno il soffitto a tettoia lignea è retto da 203 colonne di legno d'olmo, tutte intarsiate. La Moschea ha una capacità di 8.000 persone, la superficie è di un ettaro. Il sistema d'amplificazione della voce avviene tramite vasi di ceramica posti nel muro, in cui il mullah (il religioso islamico) parlando semplicemente sfrutta un effetto d'eco amplificato con cui diffonde la voce in tutto l'edificio.
La struttura dell'edificio risale al X sec, ma fu distrutta più volte, nel XVI sec. avvenne l'ultima ricostruzione. Le colonne più antiche sono originali, ve ne sono di ogni periodo fino ai nostri giorni.
Il legno d'olmo, utilizzato per le colonne richiede una particolare lavorazione, viene essiccato, posto a bagno nell'olio di cotone e poi usato per le colonne. Sotto le colonne vi sono dei piedistalli di marmo o pietra, tra il piedestallo e la colonna viene posta della lana di cammello che ha la funzione di tener lontano le termiti dal legno (ed il sistema par che funzioni vedendo il legname senza i caratteristici buchi ...).
Al centro della Moschea una costruzione quadrata, basata su quattro colonne i granito ricorda una piccola cappella, nel basamento al centro un catino di marmo ed al fianco due buchi. I buchi servivano per mettere la calce viva e dell'acqua, la reazione chimica prodotta scaldava l'acqua utilizzata per le abduzioni posta nel catino centrale.
Proseguiamo per Khiva, entriamo nella Madrasa di Dost Alyam (LP 250), del XIX sec. dove è conservata la carrozza nera dell'ultimo Khan, la carrozza veniva usata per rapire le fanciulle nei villaggi e portarle all'harem del Khan, per questo il governatore fu soprannominato "il Khan Nero". In un cortile si apre la Sala dei ricevimenti, al centro del cortile sul terrapieno è montata la yurta reale, la tenda che serviva per i ricevimenti invernali. In un cortile laterale munito di tettoia lignea ed interamente ricoperto di maiolica policroma, pronti per uno spettacolo folkloristico vi sono dei musicisti.
Poco distante dalla Madrasa, troviamo una costruzione con mura molto alte e torri di guardia ai lati, è il Palazzo Tosh-Kholi (LP 251): l'harem. Passato il portone ligneo si presenta un vasto cortile dove nella parte sinistra sono presenti cinque porticati lignei, uno è leggermente più grande degli altri, è la dimora estiva del Khan (quella grande) e delle quattro mogli (le piccole), mentre le concubine vivevano in celle poste sul lato destro dell'harem. La vita all'interno era regolata da rigide regole, tra quali quella che i figli maschi potevano restare con la mamma fino ai 9 anni, dopo di ché dovevano uscire dall'harem ed erano affidati ad educatori maschi.
Usciti dall'harem, giriamo verso destra e superando un incrocio troviamo, sempre sulla destra, sulla destra la Madrasa di Kutlimurodomok, del 1809, (LP 251), entriamo e colpisce il fatto che nel cortile non vi è un pozzo per l'acqua ma una cisterna. La cisterna ha un diametro di 13 mt, i muri sono spessi 1 mt. La costruzione è a muri calibrati.
Questa tipologia di cisterna era comune nel deserto, poste ogni 40/42 km servivano per l'abbeveraggio dei cammelli e dei dromedari, la distanza non è casuale, è la massima distanza che un animale riesce a percorrere senza bere. L'apertura della cisterna è rivolta a nord per permettere all'aria fresca, del grande vento del nord, di raffreddare costantemente l'acqua. Questo sistema di cisterne fu importato durante il regno di Tamerlano dalla vicina Persia.
Usciamo dall'edificio e frontalmente vi è la Madrasa di Alloquoi Khan (LP 251) ma è inaccessibile, malgrado la bellezza della facciata, la costruzione è abbandonata ed è pericoloso entrare a visitarla, in quanto potrebbe crollare a pezzi.
Tenendo la sinistra scendiamo leggermente una stradina ed arriviamo alla Moschea Ab, la "Moschea Bianca" (LP 251), una costruzione risalente al 1657.
Adiacente e posto sulla sinistra della Mosche Bianca vi sono i Bagni di Anusha Khan (LP 251), del XVII sec, unico bagno turco ancora perfettamente funzionante.
Sulla sinistra del bagno vi è un portale ligneo ed è l'accesso al mercato degli schiavi, all'interno sono ancora visibili le anguste celle dove venivano tenuti gli schiavi per essere mostrati e venduti. Per chi scappava e veniva preso, la punizione era esemplare, veniva appeso ed inchiodato alle porte del mercato per le orecchie, esempio per altri schiavi e scoraggiare così tentativi di fuga.
Si sta facendo sera, ci fermiamo in un bar posto all'interno di Khiva, utilizziamo il divano tradizionale, composto da un rettangolo sollevato e ricoperto di tappeti, dove sdraiati ed appoggiati a numerosi cuscini, si sorseggia the e si fanno due chiacchiere.
Rientriamo all'albergo Malika, posto di fronte alle mura della città, dalla camera la visione del tramonto sulle mura è impareggiabile. L'albergo ha un arredamento rustico, orientaleggiante, è confortevole.
La cena in albergo è a base di piatti tradizionali, antipasti di verdure, zuppa di rape rosse e cipolle, polpette che hanno un sapore che rammenta la cucina cinese (per la presenza di aglio e cipolla).
Dopo cena un giretto a Khiva, la città è deserta, i pochi abitanti sono chiusi nelle abitazioni. La città che di giorno è un crogiolo di bancarelle alla sera appare deserta, l'illuminazione è scarsa e permette la sola circolazione nelle principali vie della cittadina, ma è difficile camminare gradini e fossi, possono presentare pericoli di caduta. L'atmosfera è calma, tranquilla, una leggera brezza proviene da nord rinfrescando la temperatura, dopo la calura del giorno la frescura porta piacevolezza.
Il cielo è stellato, dall'intensità del nero e delle stelle appare inusuale come se il cielo fosse diverso dal nostro è come un coperta che avvolge tutto quanto visibile, mancando l'inquinamento luminoso, le stelle appaiono in tutto il loro splendore.
Rientrando in albergo vediamo, in un locale, una festa, potrebbe essere un matrimonio, qualcuno del gruppo, un pò più curioso di altri decide d'andare a vedere e dopo pochi minuti esce leggermente sconvolto per "l'intensa ospitalità" ricevuta.
.... segue ...
 
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