Parte centrale della Via della Seta, di Raffaele Banfi

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S o n i a
view post Posted on 5/8/2006, 10:27 by: S o n i a


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sabato 16 aprile 2005. Konye Urgench - parte seconda

A bordo, col caldo del sole e col refrigerio dell'aria proveniente dai finestrini abbassati a turno ci addormentiamo, ogni tanto siamo svegliati dai sobbalzi del furgone che prende qualche buca. Il paesaggio è sempre deserto biancastro. Ogni tanto s'incontrano dei villaggi con case sovietiche in contrasto con le case tradizionali fatte di mattoni di argilla e paglia, entrambe con i tetti di eternit, ci avviciniamo alla città ed appaiono palazzine di cemento armato. Ogni tanto ci fermiamo ad aspettare l'altro pulmino. Finalmente dopo oltre 2 ore di viaggio giungiamo all'aeroporto di Dashuz. Tentiamo di scendere dal pulmino, ma la postura assunta per ore richiede uno certo sforzo alle articolazioni che si sono indolenzite, scendiamo ridacchiando e doloranti. Arriva l'altro pulmino, si ferma, i passeggeri scendono ridendo: durante il primo trasferimento hanno bucato la gomma e durante il secondo trasferimento hanno perso la marmitta. Assistiamo divertiti ad una fumata bianca ed ad uno scoppio che caratterizza lo spegnimento del motore.
Troviamo il pulmino con i bagagli e li recuperiamo, ci dirigiamo all'interno dell'aeroporto che si presenta moderno, pulito e ben ordinato. Dopo il lungo tragitto a bordo dei pulmini parte del gruppo ha bisogno dei servizi igienici. Vengono chiesti 1.000 manat per accedere ai servizi (1 Euro = 30.000 manat). Entrando nei servizi si comprende la richiesta di denaro ... era per "assaporare" i profumi locali ... i servizi sono all'opposto dell'aeroporto, piccoli e sporchi.
Imbarchiamo il bagaglio e noto nelle valige ordinatamente allineate per esser caricare a bordo dell'aeromobile un abbinamento curioso, le nostre valige da occidentali, quelle rigide, quelle morbide, variopinte e di forma differente si accostano stridendo con i bagagli dei locali, valige monocolore legate con lo spago, o robuste sacche di nylon telato bianche ed azzurre con 2 maniglie, anch'esse chiuse alla bene in meglio.
Guardando in giro noto che i costumi caratteristici sono sempre presenti, le donne con i loro abiti variopinti fermati da gioielli fatti con una lega a base di argento e rame, più raramente d'argento puro. Gli uomini in giacca, con stivali e col cappello di astracan nero perennemente sul capo.
Sulla pista, posteggiati vicino a delle palazzine sovietiche, sono presenti, perfettamente allineati, due file di biplani. Mentre mi avvicino, a piedi all'aereo, un Boeing 717, noto che i nostri bagagli sono trasportati sul cassone aperto di un vecchio camion militare.
Il decollo è molto sprint, scaldati velocemente i motori il pilota precede un pò "velocemente" verso la pista di decollo ed in men che non si dica si stacca dal suolo. Forse è l'effetto dell'unico aereo presente, nell'unica pista.
Dall'altro, dopo un breve tratto di osai appare il deserto in tutta la sua dimensione, dove non è canalizzato e coltivato, le dune riprendono il loro spazio, simbolo di una lotta atavica e perenne tra natura ed uomo.
Atterriamo ad Ashgabad (LP 464) la capitale del Turkmenistan, l'impressione è d'essere in una dimensione diversa dall'altra capitale, Tashkent, le strade sono sempre enormi, l'illuminazione è quasi diurna. Si vedono dei palazzi di marmo. Durante il tragitto vediamo delle foto poste nelle piazze e nei viali, chiediamo chi è il personaggio rappresentato nelle foto, la guida ci dice "è il nostro grande Presidente, Niyazov". Le strade della capitale sono di un asfalto impeccabile, non una buca, dopo il viaggio del pomeriggio a bordo dei pulmini su strade non perfettamente asfaltate, sembra ancora di volare sull'aereo, nel pomeriggio la sensazione che avevo era di essere un viaggiatore d'altri tempi ed ora un signore trasportato tranquillamente a bordo di un bel pullman turistico. I bordi delle strade sono cosparse di aiuole coltivate a fiori e piante verdi, individuo principalmente l'arnica e carciofi (simili ai nostri, ma con foglie arrotondate).
Dopo un tragitto abbastanza breve arriviamo all'albergo Nissa, è bello, confortevole, pulito, all'entrata un'enorme foto del Presidente. Sistemazione nelle camere, arredate con stile orientaleggiante. Scendiamo per la cena che si presenta con le solite verdure d'antipasto, poi ad un certo punto sorpresa inaspettata, arriva la pizza, per primo vi sono degli spaghetti al pomodoro e basilico, con del grana, di secondo dell'ottimo storione cotto alla griglia. Il tutto accompagnato da un corposo vino locale. Veramente una bella e gustosa cena, dopo qualche zuppa, la pasta è un vero toccasana. Il segreto deriva dal fatto che il direttore dell'albergo è un italiano di Modena, trasferitosi ad Ashgabad.
Dopo una cena così, tutte le piccole peripezie della giornata sono dimenticate, facciamo un giretto fuori dall'albergo, e poco dopo rientriamo per andare a riposare.
.... segue ....
 
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