Tre stati e una bicicletta, Da Berlino a Vilnius

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EvilDevil_Shadu
view post Posted on 12/12/2013, 16:56




Salve! Ho intenzione di raccontarvi un poco di questa follia che ho intrapreso nell'agosto 2013. Integrerò poi la parte sulla Polonia con quello che vedrò questo inverno (ebbene sì, mi sono profondamente, irrimediabilmente innamorata di quel dannato paese e ci tornerò pure nel freddo di dicembre). Ho vissuto un sacco di esperienze bellissime, visto cose interessanti, e sperimentato un po' quel "mondo reale" che credevo molto peggiore di quanto in realtà non si sia mostrato.
Premetto subito che ho avuto migliaia di disavventure ma altri appartenenti alla specie homo sapiens mi hanno sempre aiutata, facendomi tornare un po' di fiducia in quel valore che i latini definivano "humanitas".

Spero di potervi dare almeno in parte l'impressione che ho avuto io, perché è una gran bella impressione :)

Secondariamente, spero di potervi dare qualche informazione e farvi vedere qualcosa che ancora non sapevate sui tre paesi che ho visto - Germania, Polonia e Lituania. E se qualcuno fosse interessato alla possibilità di viaggiare in bicicletta, potrò dargli tutto il materiale necessario.

Per oggi, un po' di dati come introduzione :)

Questa è, più o meno, la strada percorsa:

Visualizzazione ingrandita della mappa

A parte il tratto tra Varsavia e Białystok, l'intero percorso è stato eseguito in bici.
Con me, una mia coetanea diciottenne. In genere si dormiva in campeggi. In assenza di questi, ostelli o hotel.
I carichi sulle bici, contando anche la tenda, pesavano circa 20-25 kg.
Durata del viaggio: 24 gg, di cui tre di sosta a Berlino e due di sosta per le altre due capitali visitate.
Chilometri percorsi in bici: circa 1000km
Chilometri percorsi al giorno: da 50 a 80 circa.

Per salutarvi, ecco una foto delle nostre bici cariche, in stazione a Varsavia (la mia è quella a sinistra ;) )

 
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EvilDevil_Shadu
view post Posted on 15/12/2013, 12:36




Prima tappa:

BERLINO



Partiamo da casa (Milano) alle 7:40, bici caricate sull'auto del nostro accompagnatore per questo primo, stremante viaggio. Giungiamo nel nostro hotel berlinese alle 00:40, stanchi morti. L'hotel è piuttosto in periferia, al capolinea di una linea metro (i berlinesi hanno una rete di mezzi pubblici EFFICIENTISSIMA, quindi questo dettaglio ci preoccupa ben poco).
Subito notiamo com'è facile spostarsi. Il giornaliero (se si esclude la zona C, quella ancora più periferica - nel collegamento che ho messo più sotto alla scritta "buona mappa" potete vederla colorata in verde) costa 6,70€ a persona ed è valido per qualsiasi mezzo pubblico.
La combinazione bici+mezzi pubblici è molto semplice e comoda: sui mezzi le bici sono ammesse senza pagamenti ulteriori, e ci son diverse carrozze dedicate proprio a questo trasporto. Inoltre, gli ascensori delle linee metropolitane sono sistemati in modo strategico, così da permettere di raggiungere qualsiasi capolinea anche con impedimenti quali bici. Assicuratevi di avere una buona mappa dei mezzi di trasporto pubblici di Berlino, perché se avete quella siete a posto. Temperatura media trovata (agosto): 25°C.

Dunque, cosa vedere a Berlino?
Parliamo prima di tutto dei suoi sensazionali musei. I principali sono radunati sulla cosiddetta "Isola dei Musei", la coda per il biglietto è di circa un'ora in estate, ma ne vale davvero la pena.
Se siete appassionati di arte o di storia antica, sappiate che potete perdervi dentro ciascun museo per una giornata intera. Sono ENORMI, al primo impatto decisamente labirintici.
Il primo giorno vediamo il Pergamonmuseum, con opere romane, greche, assire e babilonesi. La più celebre e una delle più stupefacenti è senza dubbio la porta di Ishtar. Se come me siete affascinati da civiltà antiche, vi assicuro che ne varrà la pena.
Ma non manca qualcuno all'appello? Certamente mancano gli egizi. Beh, non temete: a loro è dedicato quasi interamente il vicino Neues Museum, ove fra sarcofagi e oggetti d'arte potrete trovare anche il celeberrimo, magnifico busto di Nefertiti.

Oltre ai musei, vi consiglio di fare un salto nella vita di Alexanderplatz, nei pressi della torre televisiva. E se alla storia antica preferite quella moderna, nessun problema: parte del muro di Berlino è ancora lì a testimoniare, con un museo a cielo aperto al riguardo.
Testimonianza un po' meno nota della guerra - ma decisamente suggestiva - è la Gedächtniskirche. Questo edificio - o meglio, quel che rimane di questo edificio - può dare un'idea piuttosto chiara e diretta di come fosse ridotta buona parte di Berlino dopo i bombardamenti degli Alleati, e di quanto sia stato grande lo sforzo per ricostruirla. Prendo in prestito una foto per darvi un'idea:
Kaiser-Wilhelm-memorial-church-190x300

Se ciò che cercate è vita notturna, sono lieta di informarvi che Berlino è una delle città dalla vita notturna più vivace e intensa che io abbia mai visto. Pare essere tanto viva (o forse più!) di notte che di giorno.

Unico dato negativo che devo riportare, i prezzi: decisamente più alti di quelli italiani. Non ai livelli di Norvegia o Svezia, ma comunque più alti.

Per finire, una curiosità - avete presente i famosi, bizzarri semafori di Berlino con il cosiddetto "Ampelmännchen"? Questi qua:
Ampelmaenner
Beh, questi sono una testimonianza rimasta della Berlino dell'Est. Sono infatti frutto del design dell'Ex Unione Sovietica. Sono stati salvati e ora sono uno dei simboli di Berlino. In realtà non si trovano solo nella Berlino Est: oltre a quelli costruiti ex novo nella "Berlino Ovest", si trovano anche, sporadicamente, negli altri paesi che facevano parte dell'Ex Unione Sovietica. Noi ne abbiamo visti in Lituania, anche se in genere l'odio per il dominio russo ha portato quei Paesi a sostituirli o a sfigurarli.

Per finire, portiamo le bici tramite metropolitana al capolinea di Rudow e ci prepariamo per la nostra prima tappa in bici, felicemente ignare delle mille disavventure che vivremo solo in questo primo percorso: il lago di Springsee...
 
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view post Posted on 15/12/2013, 13:46

Denis Bellone

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Bel racconto Evil e gran bel viaggio! Leggerò con piacere le tappe successive! :)
 
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EvilDevil_Shadu
view post Posted on 15/12/2013, 14:57




Grazie Denis :) passiamo dunque alla
seconda tappa:

SPRINGSEE



Prima di tutto, cos'è Springsee?
Springsee è un lago di discrete dimensioni, completamente immerso nella foresta, a 60 km sudest circa da Berlino.
Le sue sponde sono in parte occupate da un campeggio. Vicino ai servizi (un paio di docce e di toilette) il campeggio è pagamento, più lontano si può campeggiare gratuitamente.
Springsee è una tipica meta estiva dei tedeschi, in molti vi campeggiano per farci il bagno, e del resto devo ammettere che l'acqua era piuttosto pulita e la temperatura accettabile anche per noi italiani abituati a un ben più caldo Mediterraneo.

In teoria, il campeggio dista 60 km dalla fermata di Rudow, Berlino. In realtà le strade suggerite ai ciclisti sono piuttosto scomode e ci siamo perse così tante volte che avremo più o meno raddoppiato il tratto (non avevamo navigatori).

Partite dall'hotel alle 9 e giunte a Rudow alle 10, già i primi problemi ci rallentano: la mia compagna viene bersagliata dalla sfortuna e rompe prima la borraccia e poi il portapacchi davanti, che da questo momento fino alla fine del viaggio sarà tenuto assieme in modo assai precario da elastici. La periferia di Berlino è un posto poco conosciuto quanto bizzarro.

Al di fuori di Berlino, ecco che la segnaletica stradale comincia a scarseggiare. Molte vie non hanno cartelli che ne indicano il nome, altre si chiamano esattamente allo stesso modo. Con una mappa assai poco utile di fronte, mi oriento solo grazie alle indicazione dei tedeschi.

E qui, mi tocca sfatare un mito: i tedeschi NON parlano l'inglese. Forse quelli nella Germania Ovest, come ci ha detto un'imbarazzata studentessa, o forse solo nei luoghi turistici, ma vi assicuro che nel resto della Germania trovare qualcuno che parli inglese è un'impresa alquanto difficoltosa.
I tedeschi medi avevano un aspetto assai poco raccomandabile, e non dicevano neanche una parola, si limitavano a rispondermi a gesti. Tutti, in ogni caso, mi hanno aiutata come potevano.
Particolare è stata l'esperienza di trovarmi in un paesino sperduto ove l'unica anima viva era un uomo visibilmente nazista, giacca nera con l'aquila, anfibi e testa rasata, seduto a bordo strada, molto da immaginario comune, insomma. Gli ho chiesto indicazioni superando un naturale timore e anche lui mi ha aiutata.
Gentilissimo è stato invece un signore che ci ha davvero risparmiato un sacco di fatica. Ci siamo ritrovate, con le bici stracariche, a dover superare il fiume Sprea (quello di Berlino) con il cosiddetto "Spreetunnel", un sottopassaggio pedonale con tanti, troppi scalini. Se far scendere le bici lungo l'angusto canaletto loro riservato è stato difficile, farle risalire era pressoché impossibile. Questo gentile signore non ha aspettato un secondo: ha lasciato a terra la sua bici ed è corso ad aiutarci. Una per volta, siamo riusciti a trascinare, in tre, le bici fino all'altra parte della Sprea. Voi non avete idea della fatica, ma era ancora solo l'inizio della giornata.

Dopo svariati errori di percorso, dopo aver superato un'autostrada immane con un piccolo cavalcavia, finiamo immerse in un'enorme foresta. Alle 15, miraggio. Un ristorante IN MEZZO AL NULLA compare alla nostra destra. Piene di rinnovata speranza, vi entriamo immediatamente, sudate fradice (fa un caldo incredibile) e piene di fango e polvere.
Una donna angelo ci serve subito due enormi bicchieri d'acqua ghiacciata, e ci presenta un menù che, come è tipico, presenta un'ampia sezione dedicata ai soli würstel. Prendiamo dei currywürst e fortunatamente la donna abbonda con le patate, perché siamo affamate all'inverosimile. Ripartiamo che comincia a piovigginare, ma è ancora niente, rispetto a quello che ci attende...

Alle 18:30 raggiungiamo la foresta di Springsee. Trovare il campeggio sembra impossibile: non esistono indicazioni e nessuno sa di preciso dove sia, o danno indicazioni molto generiche. Infine, una famiglia poco convinta ci indica una strada che va verso il bosco. Decidiamo di fidarci: del resto, è l'unico indizio che abbiamo.
La strada diventa presto sterrata, poi una stradina, poi un sentiero, infine una traccia nel bosco. Già seguirla a piedi sarebbe stato difficoltoso, figurarsi con una bici carica! Presto il terreno diventa pantano, e poi un vero e proprio fiumiciattolo ci sbarra la strada. Lo superiamo passando su un tronco caduto (la mia amica, in verità, si inzuppa una gamba fino al ginocchio). Il numero di zanzare è invivibile, e sono tutte contente di aver trovato, dopo tanto tempo, qualche povero idiota che s'è perso nella foresta. Si sente quello che sembrerebbe un tuono - o forse uno sparo? - in lontananza.
Il sole comincia a calare, tornare indietro significherebbe impiegare almeno un'ora e mezza e uscire con il più completo buio...
< Cate, ho paura.> mi dice la mia amica.
Chiaramente ho paura anch'io, ma la metto sul ridere. < Per cosa? Perché siamo in una foresta? Da sole? Perché ci siamo perse? Perché sta venendo il buio? Perché sta venendo un temporale?>
< Un po' per tutto quanto...> mi dice lei.
Cerco di rassicurarla. Nessuno, però, rassicura me.
Piena di ansia, avanzo sempre più velocemente, tra i rovi, superando alberi caduti, nel pantano... Infine eccoci! Una strada più ampia, sempre sterrata, ma decisamente battuta di recente. Davanti, un cartello enorme ci avvisa: MILITÄRISCHES SPERRGEBIET, zona militare. Uno sparo.
< Cate, mi sa che non era il temporale.>
< Almeno saremo asciutte!>
Un tuono in lontananza.
< Ok, sto zitta.>
Avanziamo e troviamo decine di questi dannati cartelli. Poi lo vedo, tra gli alberi: il lago di Springsee!
< Non è grande come sembra, anche dovessimo percorrere tutta la riva lo troveremo, 'sto dannato campeggio!>
La mia amica giunge ansimante, un poco rincuorata. Dieci minuti dopo, eccoci alla riva. Due tipi sono lì, in bicicletta.
< Camping?> chiedo, speranzosa.
Sanno l'inglese! Mi dicono che sanno dov'è, che è a pochi chilometri. Tiro un sospiro di sollievo, li ringrazio molto. Mi chiedono un po' di cose e gli racconto che siamo italiane e del viaggio che ci accingiamo a fare. Vorrebbero sapere molte altre cose ma capiscono che sta venendo il buio e un temporale, e mi lasciano andare. Dopo pochi chilometri raggiungiamo le prime tende, e due nudisti che stanno per andare a coricarsi (in Germania si cena presto). Ci dicono nuovamente che il campeggio è a pochi chilometri, e che se vogliamo possiamo lavarci nel lago. < Anche nude, se volete, non c'è problema!>
Decliniamo la gentile offerta per stanchezza e andiamo avanti.
Faccio tempo a prendere i gettoni per farci la doccia (mi sarei rifiutata di coricarmi nel sacco a pelo conciata com'ero), ma non a cenare, perché l'unico ristorante è già chiuso.
Montiamo la tenda in fretta e furia sotto le prime gocce d'acqua.
La nostra cena? Le uniche provviste che mi ero portata dietro (e non certo come cena): una barretta di cereali (una in due), alcune barrette di cioccolato kinder completamente sciolte dal caldo, caramelle alla menta. Come solo i veri eroi fanno, lascio la maggior parte del "tesoro" culinario alla mia compagna ;) Mia madre mi chiama per informarsi della mia salute. Le racconto in breve l'avventura, lei mi dice che è molto fiera di me. Stanca morta, sorrido.

21 e 30. Gli spari cessano e inizia a piovere. Dapprima poche gocce, poi un temporale di quelli coi fiocchi. Essendo in una foresta di pini, vi lascio immaginare il numero di fulmini che sono caduti assai vicino alla nostra tenda. Molti ci hanno svegliate, uno addirittura ha fatto tremare il terreno. Piove per ore, finché l'acqua non si infiltra da sotto la tenda, bagnando uno dei due materassini. Siamo così stanche che nemmeno ce ne accorgiamo.

Speriamo che la tappa di domani sia migliore, ma già intuiamo che le zanzare aumenteranno nella terra delle paludi di Lübbenau/Spreewald...

Foto
La nostra cena:
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La pineta di Springsee (questa è la strada d'uscita, quella d'ingresso non era asfaltata, purtroppo):
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Edited by EvilDevil_Shadu - 16/12/2013, 15:05
 
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view post Posted on 15/12/2013, 23:27


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Ho letto tutto d'un fiato! Sei bravissima a raccontare. Aspetto il seguito :D
 
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EvilDevil_Shadu
view post Posted on 16/12/2013, 15:05




Grazie Sonia :) terza tappa:

SPREEWALD



Col senno del poi, MAI e poi MAI andrei in una simile palude d'estate. "Ma sì, farà freddo in Germania, mica ci saranno tante zanzare!". Mi sbagliavo, due volte. Prima di tutto per i 25°C medi che a volte toccavano i 30°C, e secondariamente per le ONDATE di zanzare che ci hanno davvero divorate.
La regione di Spreewald è del resto una zona molto particolare: completamente paludosa, coperta di foreste intervallate da acquitrini, sembra che la terra trasudi ovunque la sua acqua scura. In questa regione, alcuni abitanti hanno deciso di proseguire a vivere in modo tradizionale, derivante da antiche tribù slave dotate di una propria lingua e di propri costumi che ancora vestono. La città maggiore, Lübbenau, è definita anche come una "Venezia campestre", in quanto molti corsi d'acqua sono stati canalizzati e resi navigabili, ed è frequente vedere gente che si sposta su piccole barche nella città.

Ma torniamo a noi. Alle 7:30 ci svegliamo, sopravvissute al temporale notturno e con la tenda allagata. Dopo una dormita profondissima, abbiamo una fame che raramente abbiamo sperimentato. Ci dirigiamo subito al minimarket della reception, finalmente aperto, per prendere cibo e provviste. Non piove più, ma il cielo è rimasto coperto, e per la prima volta fa piuttosto freddo. Tra i canti dei colombacci e gli scoiattoli che ci guardano incuriositi, riponiamo la tenda, bagnata fradicia. Come usciamo dal campeggio, le zanzare ci assalgono. Ma non abbiamo idea di cosa ci aspetti...
Le strade seguono la Sprea, sono molto pittoresche. Nei paesini ci attraversano la strada più volpi che esseri umani. La gente che ci sente parlare ci saluta con "ITALO!".
A pranzo ci fermiamo a mangiare in un paesino minuscolo dove, ci sorprendiamo, troviamo una decina di bici posteggiate, cariche quanto le nostre. In Germania il cicloturismo è molto diffuso e le piste ciclabili garantiscono di raggiungere qualsiasi parte in tutta sicurezza stradale, siccome a fianco di ogni strada maggiore vi è una ciclabile poco scostata, che generalmente passa tra i boschi e garantisce un percorso molto gradevole.

Lungo la strada vediamo le prime cicogne a distanza ravvicinata, e rimaniamo a guardarle ammirate per qualche minuto. Più avanti, un paesino minuscolo è sormontato da pale eoliche spaventosamente grosse. Passare sotto le loro ombre ci fa sentire formiche. Facciamo merenda e dalle 16:30 in poi siamo in balia della palude...

Acquitrini che paiono non finire mai... La mia compagna, stanca, mi dà parte del suo carico, ma anche io sono pressoché stremata. La situazione peggiora quando per superare i canali è necessario passare su ripidi ponti con gli scalini. Con le gambe già a pezzi, ci stremiamo anche le braccia per portare su e giù le bici cariche.

Quand'ecco quello che non vorremmo mai vedere: una palude ha deciso di invadere la strada. Tornare indietro è da suicidio, si deve andare avanti. Una ventina di metri coperti da acque melmose, di cui è impossibile conoscere la profondità.
< Va bene, io vado avanti... Se raggiungo l'altra sponda, seguimi.>
Non voglio nemmeno ragionare sulla seconda eventualità. Un falco di palude, poco distante, fa un verso come di derisione.
Così vado avanti. La profondità aumenta. Dapprima raggiunge il filo del pedale, poi lo immerge completamente. Mezza ruota è nel pantano, e la bici avanza per inerzia. "Non fermarti ora, non ora, non ora" ripeto, pensando che nel caso dovrei mettere la gamba fino al ginocchio in quel pantano. Se poi ci fosse stata una buca! Se la bici fosse caduta, tutti i miei vestiti sarebbero rimasti completamente inzuppati nella palude. E invece, proprio quando la superficie dell'acquitrino sfiorava il mio carico, ecco che la profondità diminuiva, la bici riemergeva. Un altro colpo di pedali e... Eccomi dall'altra parte! Tiro un sospiro di sollievo.

Ma le nostre fatiche sono tutt'altro che finite: ci aspettano decine di canali da superare con ponti, e tante altre zanzare, che col calar del sole sono ancora più insistenti.

Finalmente, alle 19 e 15 raggiungiamo il campeggio, poco fuori Lübbenau. Montiamo la tenda nel terreno umidiccio e pieno di piccole rane che ci saltellano tutte intorno. Finalmente possiamo avere una vera cena! Mangiamo di buon umore, ridendo di tutta la fatica fatta. Se il cibo fosse buono? Non ne ho idea, ma di certo non ho mai apprezzato così tanto un pasto, né ho mai dormito così bene come in quella tenda zuppa, su quel materassino sottile e duro! Per non parlare di quanto è stato piacevole farsi una semplice doccia!

Il simbolo del campeggio è una libellula e non è difficile capire perché: libellule veramente ENORMI volano ovunque, come bellissimi elicotteri blu e verdi. Riusciamo ad asciugare il materassino bagnato, ma la tenda è ancora zuppa. Ci vorranno un paio di giorni prima che si asciughi completamente... Di certo né il terreno paludoso, né il nostro secondo temporale notturno ci hanno aiutato!

Dopo esserci ripulite da tutto il dannato fango, andiamo a dormire. Impieghiamo mezz'ora ad ammazzare tutte le zanzare che sono riuscite a entrare nella tenda. La mattina successiva vedremo i frutti di questa giornata: gambe completamente rosse, e un prurito tremendo in ogni punto del corpo, anche quelli che erano coperti dai vestiti!
Il nostro penultimo giorno in Germania si conclude con una stupenda dormita.
Prossima tappa: Guben!

Un paio di foto:
La nostra prima cicogna ci osserva dall'alto:
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Un paesino nei pressi di Lübbenau:
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Una tipica strada di Spreewald (a destra e a sinistra c'era un acquitrino):
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Edited by EvilDevil_Shadu - 16/12/2013, 21:23
 
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view post Posted on 16/12/2013, 15:46


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non pensavo che in Germania ci siano tante paludi e così tante zanzare :blink:
 
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EvilDevil_Shadu
view post Posted on 17/12/2013, 14:24




Esattamente quel che ho pensato anch'io! E ho dimenticato di menzionare i tafani, anche quelli abbondavano!
Quarta tappa

GUBEN



Questa non sarà una vera e propria "tappa", Guben sarà attraversata solo per il raggiungimento della Polonia e utilizzata quindi come città di riferimento. In ogni caso, Guben (o Gubin, in Polonia) è una cosiddetta "città divisa", vale a dire che è in parte polacca e in parte tedesca. Un fiume e un ponte dividono le due parti.

Ci svegliamo alle 7:30, facciamo colazione al campeggio, mettiamo via la tenda e diamo un occhio alla città e al suo castello neoclassico. Poi ripartiamo.
Un'oretta nelle paludi, un paio di ponti con gli scalini, e poi finalmente il paesaggio comincia a cambiare. Meno acqua, più campi e foreste. Il cielo è coperto e spesso pioviggina, ma non fa freddo.
Ci fermiamo a mangiare in un posto piuttosto nascosto, un ristorante su un grosso lago. E qua, una parentesi sui cibi tedeschi. Già vi ho parlato della sezione del menù dedicata ai würstel, ora vi parlo del resto del cibo. Se siete persone schizzinose, assicuratevi di sapere cosa state ordinando, perché i tedeschi sono abituati ad accostamenti che per noi sono quantomeno... Bizzarri. Patate e yogurt, o patate, cipolle e polpa di mela sono soltanto esempi.

Ma torniamo al viaggio. Per risparmiare tempo, decidiamo di prendere una scorciatoia.
Pessima idea.
Sulla mappa sembrava così chiaro: una strada nel bosco, quattro incroci, giri a destra al terzo incrocio, sei a posto.
La strada non solo era sterrata, era SABBIOSA. Ergo, risultava impossibile andarci in bici. Le ruote si inabissavano nella sabbia, il manubrio veniva deviato, i pedali durissimi. Anche a piedi si faceva una fatica notevole. Incroci: impossibile distinguerli. C'erano spiazzi più o meno grandi, stradine, sentieri, strade... 15 km nel bosco, avremo passato una decina di incroci e cominciavamo a sentirci davvero perse in quel luogo labirintico. Allora prendo una decisione: svoltiamo qui. Sì, senza una ragione, giusto perché mi sembra che andando avanti potremmo proseguire all'infinito, almeno girare è una novità. Passa un'altra mezz'ora, ci attraversano la strada lepri e cervi. Poi, il canto di un gallo.
< C'è un paese!>
Seguiamo lungo i sentierini il canto del gallo, e ci ritroviamo a Drachausen. Davanti a noi, la strada asfaltata non è mai sembrata così bella.
A Drachausen c'è un tavolino sotto una grossa quercia che sembra esser lì apposta per permetterci di fare merenda comodamente. La fatica maggiore è finita, ormai: ci aspetta solo un tratto di strada asfaltata.
Ora, chi sta leggendo penserà: diavolo, se tutti i giorni sono così, saranno tornate a casa a brandelli!
Non temete, dalla tappa successiva in poi le cose andranno assai meglio... Beh, fino a un certo punto, almeno.

Dopo altri 20 km, alle 18 e 30 giungiamo al campeggio. Piuttosto isolato, in un bosco, di nuovo su un lago, ci accoglie un signore molto gentile. Finalmente la doccia non è a gettoni, ci concediamo una doccia di lusso! Il posto dove mangiare è però chiuso, ma non ci facciamo prendere dallo sconforto. Fermo una coppia a caso in bicicletta e... Che fortuna, la ragazza parla inglese! Si offrono di accompagnarci a un ristorante, a pochi km dal campeggio. Li ringraziamo molto, liberiamo le bici dal carico e li seguiamo.

Lungo il tragitto, ci chiedono un po' di noi. Poi prendono in giro la situazione politica italiana. Quando vengono a conoscenza del nostro progetto, fanno un commento che ci sentiremo ripetere molte volte da molte bocche diverse: "Non siete un po' troppo giovani?".

Giunti al ristorante, la ragazza è così gentile da tradurci il menù e suggerirci un paio di piatti. Poi avvisa la cuoca che siamo italiane, trova un tipo che parla inglese nel ristorante a cui rivolgerci in caso di bisogno, ci saluta e torna a casa.

Essendo addirittura consce di quel che ordiniamo, prendiamo cibo davvero buono, con porzioni, fra l'altro, davvero abbondanti. Torniamo al campeggio, nei pressi di Guben (dove viveva la gentile ragazza che ci ha aiutate), che ormai è buio. Andiamo a dormire un quarto prima delle 22, più per abitudine ai tempi del nord che per stanchezza (alla fine del viaggio, andremo a dormire anche prima delle 21 ;) )

Foto:
Il castello di Lübbenau:
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Un tipico scorcio di Lübbenau:
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La strada sabbiosa tra i pini:
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Drachausen:
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Il lago del campeggio:
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Edited by EvilDevil_Shadu - 17/12/2013, 14:48
 
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EvilDevil_Shadu
view post Posted on 18/12/2013, 17:49




Quinta tappa:

ZIELONA GÓRA



Zielona Góra, traducibile in italiano come "Monte Verde", è il capoluogo del suo voivodato.

Alle 9:30 attraversiamo il ponte di Gubin e... ECCOCI IN POLONIA! :)

In Polonia le piste ciclabili sono decisamente più rare, ma a differenza che in Italia, non esistono strade non ciclabili. Sì, avete capito bene. Le uniche con un divieto sono quelle affiancate da una pista ciclabile; laddove non ci sia una pista ciclabile, è possibile transitare... Comprese superstrade e autostrade.
Così prendiamo la nostra prima superstrada in bici.

Pericoloso? No, molto meno che fare un'ordinaria strada in Italia - e fidatevi, lo so, mi sono allenata parecchio prima di partire. Le autostrade sono dotate di una corsia di emergenza e le superstrade di un ampio margine, e in ogni caso gli automobilisti polacchi sono molto educati e rispettosi, e per superarci vanno nell'altra corsia - nel caso in cui questa sia occupata, rallentano e attendono proprio come se fossimo pure noi in auto. A volte ti danno la precedenza anche quando in teoria ce l'avrebbero loro, come fosse una questione di gentilezza.

A parte le maniere degli automobilisti, il nostro primo impatto della Polonia non è tra i migliori. Ruderi e case abbandonate, auto abbandonate, cani randagi, paesini decisamente grigi. Ma ecco che la popolazione cambia radicalmente la nostra opinione...

Sulla superstrada si viaggia velocemente, tanto che alle 13:30 ci mancano solo una trentina di km da percorrere. Ci fermiamo così in un paesino, in cerca di cibo. Ma di ristoranti neanche l'ombra... Fermo così una signora, che tuttavia non parla l'inglese.
E qui, una precisazione: il polacco non c'entra assolutamente niente col tedesco, e se i tedeschi bene o male capivano qualcosa dell'inglese, per i polacchi questa lingua è completamente ignota.
La signora, a questo punto, mi fa segno di aspettare e chiama qualcuno col suo vecchio cellulare. Nessuno le risponde. Affranta, se ne sta già andando sulla sua bici quando ecco - le squilla il cellulare. Ci rincorre, mi chiama. Mi passa il telefono.
< Hello?> mi dice una voce giovane dall'altro capo. Parlo così per dieci minuti con quella che presumo fosse sua figlia. Dieci minuti dei quali nove occupati a rispondere a domande del tipo "ma cosa diavolo ci fai in un paesino così piccolo? Ma davvero sei italiana?". La ragazza è tutta emozionata e ha paura che la Polonia mi faccia una cattiva impressione. "Le grosse città sono belle", mi assicura. Le dico di non preoccuparsi e mi indica l'unico posto in cui è possibile avere cibo nel raggio di chilometri: uno dei loro tipici minimarket. Ringrazio molto la signora, che tutta felice se ne va.

Il minimarket è un tipico luogo polacco, l'intera Polonia ne è piena. Trattasi di piccolissimi negozi in cui si vende di tutto, dai vestiti ai generi alimentari, dai detersivi alle camere d'aria delle biciclette... All'esterno vi è sempre un tavolino o per lo meno panche per permettere di sostare.

Pranziamo fuori dal minimarket in compagnia di un grosso cane randagio.
Proseguiamo sulla strada e superiamo svariate colline, e dunque diverse salite e discese. Per nostra fortuna, la pendenza è assai scarsa e quasi non ce ne accorgiamo.
Raggiungiamo così Zielona Góra alle 16. Finalmente non siamo in campeggio e possiamo concederci di lavare e persino di asciugare i vestiti! (In campeggio li lavavamo e li asciugavamo in un modo un po' particolare... Beh, vedrete nelle foto qua sotto ;) ).

La prossima tappa importante è Varsavia, ma nel mentre vi faccio un riassunto delle cose più bizzarre viste e sperimentate prima di raggiungere la capitale.
Prima di tutto, un esempio dei prezzi polacchi nei luoghi meno turistici: un grosso pesce impanato con contorno di patatine fritte e abbondante salata mista a parte: meno di 1,75€ a persona. Il cibo polacco è generalmente molto povero e semplice, ma anche buono. Tipici sono i cibi a base di patate, cipolle e funghi. I dolcetti polacchi, facilissimi da trovare nei luoghi più disparati (dai minimarket ai negozi di vestiario) sono FANTASTICI, di vari tipi ma tutti buonissimi. Li abbiamo sempre presi caldi, appena sfornati. Costano niente e sono davvero deliziosi. Un suggerimento però mi sento in dovere di farvelo: NON MANGIATE IL KEBAB, a meno che non sia l'ultima risorsa o siate amanti del rischio. Qualcuno prima o poi dovrà spiegare ai polacchi che kebab e cannella non c'entrano davvero niente...

Il numero di cicogne che abbiamo visto in Polonia supera il paio di centinaia (abbiamo visto anche interi stormi migrare) ed è inferiore forse solo al numero di croci, santuari e statue religiose. Sì, i polacchi sono MOLTO religiosi. La domenica in ogni paese risuona musica sacra, la gente si veste in modo elegante e va a messa. Le chiese sono così gremite che un gran numero di polacchi segue la funzione seduta all'esterno della chiesa, per terra.

Il freddo aumentava in questi giorni, ma la pioggia era più clemente... Il vento, ad ogni modo, non lo era affatto. Un giorno, in particolare, era così forte che impiegavamo davvero tantissimo tempo per spostamenti anche minimi, e non avete idea della fatica. Senza contare tutte le volte che il vento ha cercato di gettarmi nei campi di fianco alla strada.

I paesini tipici hanno piccole casette basse. Se sono in prossimità della strada non hanno giardino, se sono al di là della strada principale non hanno strade asfaltate e hanno giardini aperti pieni di oche, galline, capre libere. L'auto media è decisamente messa peggio della nostra e temo perciò di aver respirato davvero male lungo la strada. Molte case si improvvisano negozi, i giardini occupati da oggetti personali messi in vendita, altre si improvvisano ristoranti. Si vende di tutto. Auto, moto, letti, cancelli, vestiti, ettari di campi...

Luoghi bizzarri che abbiamo trovato per strada?
Senza dubbio un ristorante "italiano" in una grossa cittadina, nel quale comparivano, ai muri, scritte come "NON TOTTO DORO GUELLO CHE LUCIDA" e similia, e nel quale i menù avevano come copertina una pagina di giornale sulla mafia americana.
Degno di essere menzionato è anche un campeggio polacco immerso nel nulla gestito da un olandese e da sua moglie, nel quale abbiamo mangiato cibo olandese e preso in giro i tedeschi (abbiamo inoltre visto bellissime stellate e tante stelle cadenti).

Vento a parte, le disavventure son state poche e i polacchi ci hanno sempre aiutate. Ricordo per esempio un giorno in cui la nostra strada era sbarrata da un lungo tratto di lavori in corso su dei binari. Una fossa profonda un metro e larga una decina ci separava dall'altro capo della strada. Un operaio polacco delle dimensioni di un armadio a due ante senza dire una sola parola ha preso le nostre bici sottobraccio (una per braccio, sì. Ricordo che pesavano 25 kg solo di carico, immaginatevi il totale) e le ha appoggiate dall'altro lato dei binari come fossero piume. E a proposito di aiuti, devo proprio menzionare Wladak... Oh, ma per lui sarà meglio scrivere un capitolo a parte!

WLADAK



Uno dei ricordi più belli che avrò del viaggio riguarda Wladak. Questo buffo vecchietto gestiva un campeggio su un lago, vicino a un paesino che, curiosamente, ospitava nello stesso giorno della nostra permanenza uno dei più grandi concerti di musica country d'Europa. Il piccolo campeggio di Wladak era letteralmente preso d'assalto da gente vestita da cowboy, a cavallo o con la chitarra in mano attorno a un falò. Appena raggiungiamo il posto, Wladak è tutto entusiasta di avere "vuosku" (italiani) nel suo campeggio. Ci dice, con un certo orgoglio, che siamo i secondi italiani che vede. Si sforza per dieci minuti per dire "buongiorno"... E rovina il tutto dicendo poi "mademoiselle". Ci chiede di parlare italiano perché - come poi mi confermeranno anche molti altri polacchi - i suoi connazionali trovano dolcissimo e melodioso il suono della nostra lingua. Senza lasciarci il tempo di sistemare la bici, prende un rastrello e ci ripulisce dai rami di pino la nostra piazzola. Mentre montiamo la tenda ci porta due sedie, e poi ci invita a prendere un tè con lui e sua moglie. Così ci sediamo con loro alla reception del campeggio. Ci offrono un ottimo tè caldo, ricambiamo con biscotti freschi presi quel giorno. Wladak rilancia con un fiero pomodoro polacco da insalata e un po' di sale (pranzo tipico dei polacchi, col pane). Poi, vedendo che gradiamo, ci offre anche un panino col prosciutto e formaggio e dei pierogi cucinati da sua moglie. I pierogi sono forse il piatto più tipico dei polacchi: ravioloni bolliti dalla pasta quasi insipida, molto grezzi e semplici, contenenti i più disparati ripieni, dalla carne alle patate, dai funghi al formaggio, persino la frutta! Quelli della moglie di Wladak erano ripieni di cavoli ed erano molto buoni.
In pratica ci ha offerto la cena.
Dico alla moglie di Wladak che i suoi pierogi erano molto buoni, e lei china il capo e arrossisce.

L'inglese di Wladak ha molte lacune, e per colmarle ci chiama una donna come traduttrice. Questa ribadisce più volte quanto sia onorata di conoscere italiani, che se abbiamo bisogno di aiuto possiamo chiamarla senza farci problemi, e ci indica una signora massiccia dall'aria di colonnello che possiamo chiamare nel caso qualche giovane ci infastidisca. La signora in questione ci sorride con umiltà e annuisce tutta contenta alle parole dell'amica.
Ci facciamo un giro per il paese, vediamo parte del concerto country... E in meno di un'ora, siamo noi stesse divenute un'attrazione turistica. Tutti nel campeggio ci conoscono. Quando passiamo c'è chi grida "italiani! Macaroni!", chi "buongiorno signorini!", chi canta "bella, bella Caterina..."...
Il giorno successivo, Wladak ci offre anche la colazione. Tè caldo, cioccolatini, pane e burro, salsicce e senape...

Poi, viene il momento di partire. Tutti ci salutano e ci fanno gli auguri per la nostra partenza. La donna-colonnello è commossa, la traduttrice ci dice, piena di vergogna: "ricordate di legare le bici quando siete in giro... Sapete, qui in Polonia, ogni tanto, purtroppo, le rubano...". Mi metto a ridere e le dico che in Italia siamo abituate a ben di peggio.
Prima di lasciarci, Wladak ci chiede di lasciargli una dedica su un suo registro, ci dà un abbraccio e ci offre un ultimo regalo, che ci sarà utilissimo per giorni e giorni: una grossa cartina della Polonia, molto buona e discretamente recente.
Ogni volta che mi perdevo e che cominciavo ad avere timori, aprivo quella mappa e ritrovavo, assieme alla giusta strada, la consapevolezza che qualsiasi cosa potesse accadere ci sarebbe stato qualcuno come Wladak, da qualche parte, disposto ad aiutarmi...

Foto:
Primo impatto della Polonia, 1: lungo la strada...
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Primo impatto della Polonia, 2: cani randagi...
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Tipico paesino polacco a ridosso della strada principale:
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Zielona Góra, centro:
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Ciò che ho avuto davanti per ore per svariati giorni: una bussola, un contachilometri, il portapacchi con parte del carico fissato in modo non esattamente stabile, il mio manubrio ridotto a uno stendino...
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EvilDevil_Shadu
view post Posted on 21/12/2013, 14:51




Sesta tappa:

VARSAVIA



Parte 1:

Lascio questa parte, per il momento, un po' spoglia, decisamente incompleta. "Ma come, la capitale!"... Eh, lo so, però ci devo tornare tra una settimana. Vedrò altre cose e a quel punto scriverò tutto quel che manca :)

Prima di tutto, una descrizione generale.
Varsavia è diversa da qualsiasi altra città polacca, anche rispetto alle grandi città. Varsavia è, infatti, molto moderna. Ha una buona rete di mezzi pubblici, con vari pullman, tram e una linea metropolitana. L'85% di ciò che si trova nella capitale è nuovissimo per una semplice ragione: la città fu rasa quasi completamente al suolo nella Seconda Guerra Mondiale.

Se non conoscete la vicenda, ve la riassumo in modo molto semplicistico: 1944, l'Armata Rossa è nelle vicinanze di Varsavia. I cittadini della capitale decidono di facilitare il compito ai russi e insorgono contro i tedeschi. Ma l'Armata Rossa non avanza. Attende a pochi chilometri. I tedeschi domano la rivolta con l'ordine di uccidere indistintamente qualsiasi individuo civile. Sedata nel sangue l'insurrezione, centinaia di migliaia di persone vengono deportate, e Hitler comanda di radere al suolo la città, casa per casa.
Alla fine della guerra, Varsavia era talmente distrutta che si propose di spostare la capitale. Ma i polacchi decisero di ricostruirla. L'indipendenza della Polonia era ancora lontana, e la capitale era ora sotto il comando di quello stesso uomo che aveva lasciato che fosse distrutta: Stalin. Il suo regalo alla capitale la domina ancora in qualità di edificio più alto della Polonia: il Palazzo della Cultura e della Scienza, odiato da molti polacchi (tanto che hanno pensato di abbatterlo).

La modernità della capitale non compromette lo spirito ospitale degli abitanti, in ogni caso. Per non farci lasciare le bici all'esterno, ad esempio, i gestori del nostro hotel sono stati così gentili da permetterci di portarle nel parcheggio sotterraneo dell'hotel, dove ci affidano una piazzola tutta per noi, senza farcela pagare, e ci permettono di portarle giù più in fretta usando l'ascensore, e quindi entrando in bici in hotel.

Per ora vi parlerò di due cose. Cominciamo da uno dei musei che ho visto.
Ci trovavamo su un pullman, girovagando senza una precisa meta, quando una gentile signora di una certa età si è offerta di farci da guida prima di raggiungere la sua fermata. Così ci racconta un po' della sua vita e delle bellezze della città. "Ho imparato l'inglese", ci dice, "perché da giovane ho viaggiato moltissimo. Anche in Italia.", ammicca, "Ero una ballerina... Sono viva perché ero all'estero per uno spettacolo quando la città...", qui si ferma, e gli occhi azzurri le brillano un poco. "Vi piace la musica?" chiede poi, ritrovando il sorriso. Sia io che la mia compagna siamo musiciste, perciò annuiamo convinte. "Proprio là, seguendo quella strada, potrete trovare il museo di Chopin. È molto moderno, ma anche molto bello." (Varsavia e i paesi nelle vicinanze hanno dato natali a diversi personaggi illustri, tra cui proprio Chopin, ma anche Marie Curie...). La ringraziamo molto e seguiamo il suo consiglio.

Beh, che dire. Tre euro ben spesi, per chi ama la musica di Chopin. Il museo è effettivamente molto moderno e pieno di schermi e altre cose interattive: puoi attivare tutto con il biglietto d'ingresso - card. Una sala contiene dei piccoli ambienti-teche nei quali puoi entrare, sederti su un divanetto e sentire la musica di Chopin tutto attorno a te. Oltre ai pianoforti del grande compositore, il museo ospita anche una sezione nella quale si può ascoltare un gran numero dei suoi brani, in HD, suonati dai migliori maestri, mentre si sfoglia, davanti a sé, un libro bianco su cui è proiettato lo spartito autografo con informazioni a cui puoi accedere tramite un sistema visivo simile al touch-screen.
Usciamo dopo quasi tre ore, con gli occhi lucidi.

Nel frattempo, socializziamo con gli abitanti. Mandata in un negozio di elettronica da mia madre per prendere una cosa (lì tutto costa minimo la metà), mi metto a chiacchierare con il ragazzino commesso. Mentre impreco con mia madre al telefono, usando termini poco gentili, il ragazzo commenta: "Aaah... Italian is so... Melodic!". Non posso che mettermi a ridere. Per mostrarci la stima reciproca, ci mettiamo a dirci i numeri a vicenda nel linguaggio altrui (nel frattempo mi son preparata e so i numeri dall'uno al cento in polacco!). Le sue conoscenze dell'Italia si limitano ai primi dieci numeri, credo, perché mi dice: "Se abiti in Italia, sarai sul mare. Che fortuna!". E io: "No, abito a Milano... Niente mare...". "Ah va beh, l'Italia è tutta sul mare, ce l'avrai a 50 km!"... Riguardo al mio viaggio, è d'accordo con tutti gli altri: "You must be totally crazy!" :)

L'altra cosa di cui vi parlerò è "Stare Miasto", ovvero la città vecchia. "Ma come?", direte voi, "Varsavia non era stata rasa al suolo?". Certamente, infatti la città vecchia è nuova di zecca. Assurdo? Forse... Ma vi assicuro che si giurerebbe il contrario, a vederla. È infatti stata costruita seguendo con più fedeltà possibile le foto che la ritraevano quando ancora era in piedi. Il risultato è questo, giudicate voi!

Per il momento mi fermo qui, ma dopo le vacanze aggiungerò la seconda parte ;)
 
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view post Posted on 21/12/2013, 20:33

Denis Bellone

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Complimenti Evil, bellissimo viaggio e splendido modo di raccontare! La Polonia è un paese che mi attrae tantissimo, uno dei pochi in Europa che non sono ancora riuscito a visitare! Aspetterò di leggere le tue impressioni sulla Lituania, paese che ho visitato con piacere durante l'inverno di qualche anno fa! :)
 
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EvilDevil_Shadu
view post Posted on 22/12/2013, 11:20




Ho visto il tuo percorso e ho visitato le stesse mete (Kaunas, Trakai e Vilnius), ma in estate hanno un aspetto molto diverso ;)
 
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EvilDevil_Shadu
view post Posted on 23/12/2013, 11:19




Settima tappa:

BIAŁYSTOK



Białystok è una grossa città a 150-200 km circa a est di Varsavia, con un grande centro in cui i marciapiedi sono più larghi delle strade per le automobili.

Per motivi quali mancanza di tempo e di campeggi nella zona abbiamo fatto il tratto Varsavia-Białystok in treno anziché in bici. Ci credereste che anche il treno, in Polonia, può essere un'avventura? ;)

Prima di tutto, la maggior parte dei treni (quasi tutti al di fuori di Varsavia) hanno, come dire, una certa età... Ci sono dei vagoni con dei posti per le bici (che hanno un costo aggiuntivo fisso, indipendente dai km), e se questi vengono riempiti le bici vengono ammucchiate nei corridoi o dove ci stanno. I posti per le bici sono verticali e non è così facile agganciarci le bici... Riusciamo senza fatica ad appendere la mia, ma per quella della mia compagna è ben altra storia. Dopo alcuni minuti, per fortuna, il nostro compagno di carrozza viene impietosito dai nostri tentativi e ci dà una mano. La classe economica è divisa in scompartimenti da otto persone. Partiamo all'ora di pranzo con delle scorte, mentre i polacchi mangiano pane con dentro un pomodoro da insalata tagliato o una cipolla. Durante il tragitto attraversiamo boschi che paiono interminabili, fiumi, laghi. I fiocchi dei pioppi entrano dal finestrino e invadono la carrozza, rendendo l'atmosfera irreale...

Ma la caratteristica più peculiare dei vecchi treni polacchi sono le porte tra le carrozze. Davanti a esse c'è un cartello, con traduzione in tutte le lingue europee, che dice così: "ATTENZIONE ALLE PORTE!", senza tuttavia spiegare perché. Lo scopriamo presto: una volta aperte, le porte si richiudono immediatamente in automatico... E se c'è di mezzo qualcosa, non si fermano né si riaprono. Si fa a gara a cosa si rompe prima :P

Arrivate a Białystok, un uomo ci aiuta gentilmente a far scendere le bici dalla rampa di scale del treno, alta un metro. Dopo un po' di pedalata raggiungiamo il centro e il nostro hotel. Qui, alla reception, sento un discorso di due uomini arrivati pochi minuti prima di me.
< Beh, Białystok non è certo Varsavia, qui non troveremo italiani di sicuro!> dice uno.
< Eh già!> conferma l'altro.
< Buongiorno.> dico solo io. Dai miei numerosi viaggi ho imparato che non c'è posto al mondo in cui sia impossibile trovare un italiano.

Dopo aver passato la serata nel centro di Białystok, la mattina successiva ci svegliamo che è domenica, tra le musiche sacre e i cori che si odono dalla cattedrale.
Prepariamo il carico e partiamo. Decidiamo di prendere l'autostrada, e per una volta essere in bici ci conviene: c'è una fila di auto chilometrica prima dell'ingresso all'autostrada. Le superiamo tutte e giungiamo a un luogo in cui il traffico è stato bloccato. Il vigile ci permette di passare, e passiamo a pochi metri dal più impressionante incidente d'auto mai visto. Un quarto d'ora prima, un'auto aveva invaso la corsia opposta, si era scontrata con un camion per poi schiantarsi contro un palo e dividersi in due. La parte anteriore e quella posteriore dell'auto erano separate da una decina di metri. Per terra, tra i vigili che segnavano le tracce col gesso, c'erano ancora pozze di sangue. Superiamo la scena il prima possibile e prendiamo l'autostrada. Scopriremo più tardi che quel giorno della nostra permanenza a Białystok è stato definito un "giorno nero" per la città: un deragliamento e due incidenti mortali. E noi siamo riuscite a evitare tutto quanto, pur avendo preso il treno e l'autostrada!

Lasciata l'autostrada, ci avventuriamo tra piccoli paesini in direzione Dolistowo Stare. Lungo la via vediamo decine e decine di venditori di patate: gente che a bordo strada esibisce carriole piene di tuberi rivolgendo ai passanti un sorriso seducente e ai concorrenti (a pochi metri di distanza) un'espressione feroce. Vedevamo venditori di ogni genere: a volte vecchi, a volte giovani, a volte da soli, a volte con i bambini piccoli, a volte uomini e a volte donne, a volte svegli, a volte addormentati nelle carriole... Il prezzo più classico era poco meno di 1€ per 6kg di patate.

Raggiungiamo poi Dolistowo Stare, nel quale la nostra permanenza si svolge in un... "Campeggio"... Assai particolare: nel giardino di un polacco, che fra l'altro non parlava mezza parola d'inglese (ma siamo comunque riusciti a capirci, più o meno).
A poca distanza dal campeggio, l'attrazione turistica di Dolistowo Stare (per soli polacchi ;) ): un fiumicello mansueto che proprio nei pressi del paese si curva in un'ansa gentile adatta ai bagnanti di ogni età.
Su questo piccolo pezzo d'acqua, su una riva di 10m, i polacchi hanno organizzato una "spiaggia" come se fosse un mare: tavoli per mangiare con ombrelloni (ma per che sole?), musica da spiaggia, uno stand per i panini, teli e asciugamani stesi a terra...
L'acqua è trasparente ma GELIDA. La mia amica si rifiuta di farci il bagno, io mi rifiuto di evitarlo. Con coraggio, mi congelo dai piedi alla testa. I polacchi mi guardano con approvazione... E divertimento ;)

Il giorno dopo, dopo aver lottato per il possesso del piccolo bagno con un ragno che ne occupava buona parte, riprendiamo la nostra strada e ci dirigiamo verso Augustów.

Foto
Com'erano appese le nostre bici:
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Il centro di Białystok, di sera:
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Il fiume di Dolistowo Stare:
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Un paio di cicogne viste lungo la via (due tra tante):
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view post Posted on 4/1/2014, 11:09
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Aspetta...ecco ci sono quasi...si è lui... PROOOOT!!!

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Sono gloria,ho lasciato la patente sul tavolo, accanto alla frutta

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Sono stato anche io in Polonia e devo dire che mi è piaciuta tantissimo.
Bellissima avventura ed amando la bici credo che presto mi organizzerò anche io.
Bellissimo racconto ^_^
 
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EvilDevil_Shadu
view post Posted on 12/1/2014, 15:04




Grazie :) Proseguo con l'ottava tappa:

AUGUSTÓW


Attraversando numerosi campi e paesini da un centinaio di abitanti, lasciamo la campagna e ritorniamo sulle autostrade. Questa tappa fortunatamente è breve e arriviamo molto in fretta!

Alle 15 siamo già in campeggio. Quest'ultimo si trova sul lago di Augustów, 2 km all'interno di una foresta piuttosto grossa con vari cartelli tra cui "attenzione agli alci" o "vietato andare sui sentieri a piedi". La foresta è molto fitta e al di là di pochi metri non riesci a vedere assolutamente niente.
Nel campeggio ci accoglie una signora che parla piuttosto bene italiano. Piantiamo la tenda a 50 m dalla spiaggia del lago (e dalla sua simpatica famiglia di cigni) e approfittiamo del tempo libero per rilassarci e lavarci come si deve!
La temperature, nel frattempo, sono sempre più basse, e ormai girare a maniche corte come a inizio viaggio è impensabile: felpa e giacca a vento la sera, la mattina e quando si è in bici per ripararsi dal vento freddo!

Ceniamo al bar del campeggio (anche perché la città è a 5 km di distanza, e nel mezzo non c'è assolutamente niente) con i soliti pierogi e un buon gelato.
Nel raggiungere la tenda, col buio, non vedo un paletto di legno conficcato a terra e lo colpisco con un certo vigore col mio povero piede. L'alluce non esce indenne dalla collisione. Cerco di disinfettare la ferita e di richiudere in qualche modo la pelle, ma il risultato non è dei migliori. Per il momento, comunque, mi pare una cosa da poco e lascio stare, convinta che andrà a posto da solo... A distanza di una settimana mi renderò conto del grave errore di valutazione!

Pioviggina tutta notte e la mattina seguente il cielo è nuvoloso. Facciamo un'abbondante colazione nel campeggio (la signora ce la serve dolce perché ritiene sia più "all'italiana", quindi ci dà pancake con ricotta dolce, panna e albicocche sciroppate).

Ripartiamo e giungiamo all'una a Suwałki, una città a 30 km dalla Lituania. Lì ci fermiamo in una strana stazione di servizio stile country. Ordiniamo due cotolette da 2 etti e ci arriva, non previste, anche un piattone di patate fritte e di insalate miste. Mangiamo così tanto che ci fa male lo stomaco.

Anche oggi percorriamo autostrade nella corsia d'emergenza, che ospita incredibilmente spesso auto in avaria. Giungiamo infine in un parco nazionale polacco, su strade a pendenza molto spiccata. Per far pochi km facciamo una gran fatica, ma infine giungiamo a Magdalenowo, un paesino di... 20 abitanti! E io ne ho conosciuti ben 3, vale a dire più del 10% ;)
Anche qui il nostro campeggio è il giardino di una famiglia, su un lago piuttosto grosso. Arriva da noi un ragazzo che è il figlio dei gestori e ha più o meno la nostra età. Parlando una lingua che non sentiamo ormai da giorni - l'inglese -, il ragazzo ci chiede la pompa delle bici per le sue ruote... Per poi tornare indietro dopo pochi minuti per dirci che non sa come usarla ;) Dopo averlo aiutato e montato la tenda, andiamo a fare un giro.
Siamo in una regione in cui la densità di laghi è decisamente più alta di quella degli abitanti. Fortunatamente fa troppo freddo per avere molte zanzare, o forse è semplicemente perché ci sono TANTISSIME rane. OVUNQUE.

Un'alta chiesa a 2 km di distanza attira la nostra attenzione. Così, incuriosite, prendiamo le bici e raggiungiamo Wigry, un paese di ben 30 abitanti. Il luogo è una specie di meta di pellegrinaggio, in quanto la sua chiesa è un santuario dedicato a papa Wojtyła. Attorno a essa ci sono diverse bancarelle di cibo e souvenir vari fatti a mano in legno. Prendiamo un po' di cibo per la colazione di domani e ci facciamo un giro dietro la chiesa, dove c'è gente che fa tiro con l'arco e tennis, e dove c'è uno strano luogo in legno, con tettoia, per mangiare assieme stile banchetto.
Ceniamo a Wigry prendendo a un bar due kartacze, un cibo tipico polacco: gnocchi colossali di patate imbottiti di carne e ricoperti da cipolle fritte. Il barista è molto gentile e cerca di tradurci i piatti. Alla fine le kartacze sono state una buona scelta, erano molto buone e assolutamente valide per riempire due stomaci affamati.

Torniamo a Magdalenowo, ci laviamo e andiamo a dormire, circondate dai versi di anatre starnazzanti nel lago. Mettiamo la sveglia alle 7: domani raggiungeremo la Lituania, ma la prossima tappa sarà molto lunga (più di 80 km) e le strade saranno poco favorevoli, ci prepariamo a una giornata difficile... Ancora non abbiamo idea di quanto difficile sarà, e di cosa rischierà la sottoscritta...

Foto:
La foresta di Augustów:
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Il lago di Augustów:
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Il nostro campeggio, il lago di Wigry (sullo sfondo, la chiesa di Wigry):
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Tramonto sul lago di Wigry:
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20 replies since 12/12/2013, 16:56   669 views
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