Quinta tappa:
ZIELONA GÓRA
Zielona Góra, traducibile in italiano come "Monte Verde", è il capoluogo del suo voivodato.
Alle 9:30 attraversiamo il ponte di
Gubin e... ECCOCI IN POLONIA!
In Polonia le piste ciclabili sono decisamente più rare, ma a differenza che in Italia, non esistono strade non ciclabili. Sì, avete capito bene. Le uniche con un divieto sono quelle affiancate da una pista ciclabile; laddove non ci sia una pista ciclabile, è possibile transitare... Comprese superstrade e autostrade.
Così prendiamo la nostra prima superstrada in bici.
Pericoloso? No, molto meno che fare un'ordinaria strada in Italia - e fidatevi, lo so, mi sono allenata parecchio prima di partire. Le autostrade sono dotate di una corsia di emergenza e le superstrade di un ampio margine, e in ogni caso gli automobilisti polacchi sono molto educati e rispettosi, e per superarci vanno nell'altra corsia - nel caso in cui questa sia occupata, rallentano e attendono proprio come se fossimo pure noi in auto. A volte ti danno la precedenza anche quando in teoria ce l'avrebbero loro, come fosse una questione di gentilezza.
A parte le maniere degli automobilisti, il nostro primo impatto della Polonia non è tra i migliori. Ruderi e case abbandonate, auto abbandonate, cani randagi, paesini decisamente grigi. Ma ecco che la popolazione cambia radicalmente la nostra opinione...
Sulla superstrada si viaggia velocemente, tanto che alle 13:30 ci mancano solo una trentina di km da percorrere. Ci fermiamo così in un paesino, in cerca di cibo. Ma di ristoranti neanche l'ombra... Fermo così una signora, che tuttavia non parla l'inglese.
E qui, una precisazione: il polacco non c'entra assolutamente niente col tedesco, e se i tedeschi bene o male capivano qualcosa dell'inglese, per i polacchi questa lingua è completamente ignota.
La signora, a questo punto, mi fa segno di aspettare e chiama qualcuno col suo vecchio cellulare. Nessuno le risponde. Affranta, se ne sta già andando sulla sua bici quando ecco - le squilla il cellulare. Ci rincorre, mi chiama. Mi passa il telefono.
< Hello?> mi dice una voce giovane dall'altro capo. Parlo così per dieci minuti con quella che presumo fosse sua figlia. Dieci minuti dei quali nove occupati a rispondere a domande del tipo "ma cosa diavolo ci fai in un paesino così piccolo? Ma davvero sei italiana?". La ragazza è tutta emozionata e ha paura che la Polonia mi faccia una cattiva impressione. "Le grosse città sono belle", mi assicura. Le dico di non preoccuparsi e mi indica l'unico posto in cui è possibile avere cibo nel raggio di chilometri: uno dei loro tipici minimarket. Ringrazio molto la signora, che tutta felice se ne va.
Il minimarket è un tipico luogo polacco, l'intera Polonia ne è piena. Trattasi di piccolissimi negozi in cui si vende di tutto, dai vestiti ai generi alimentari, dai detersivi alle camere d'aria delle biciclette... All'esterno vi è sempre un tavolino o per lo meno panche per permettere di sostare.
Pranziamo fuori dal minimarket in compagnia di un grosso cane randagio.
Proseguiamo sulla strada e superiamo svariate colline, e dunque diverse salite e discese. Per nostra fortuna, la pendenza è assai scarsa e quasi non ce ne accorgiamo.
Raggiungiamo così
Zielona Góra alle 16. Finalmente non siamo in campeggio e possiamo concederci di lavare e persino di asciugare i vestiti! (In campeggio li lavavamo e li asciugavamo in un modo un po' particolare... Beh, vedrete nelle foto qua sotto
).
La prossima tappa importante è Varsavia, ma nel mentre vi faccio un riassunto delle cose più bizzarre viste e sperimentate prima di raggiungere la capitale.
Prima di tutto, un esempio dei prezzi polacchi nei luoghi meno turistici: un grosso pesce impanato con contorno di patatine fritte e abbondante salata mista a parte: meno di 1,75€ a persona. Il cibo polacco è generalmente molto povero e semplice, ma anche buono. Tipici sono i cibi a base di patate, cipolle e funghi. I dolcetti polacchi, facilissimi da trovare nei luoghi più disparati (dai minimarket ai negozi di vestiario) sono FANTASTICI, di vari tipi ma tutti buonissimi. Li abbiamo sempre presi caldi, appena sfornati. Costano niente e sono davvero deliziosi. Un suggerimento però mi sento in dovere di farvelo: NON MANGIATE IL KEBAB, a meno che non sia l'ultima risorsa o siate amanti del rischio. Qualcuno prima o poi dovrà spiegare ai polacchi che kebab e cannella non c'entrano davvero niente...
Il numero di cicogne che abbiamo visto in Polonia supera il paio di centinaia (abbiamo visto anche interi stormi migrare) ed è inferiore forse solo al numero di croci, santuari e statue religiose. Sì, i polacchi sono MOLTO religiosi. La domenica in ogni paese risuona musica sacra, la gente si veste in modo elegante e va a messa. Le chiese sono così gremite che un gran numero di polacchi segue la funzione seduta all'esterno della chiesa, per terra.
Il freddo aumentava in questi giorni, ma la pioggia era più clemente... Il vento, ad ogni modo, non lo era affatto. Un giorno, in particolare, era così forte che impiegavamo davvero tantissimo tempo per spostamenti anche minimi, e non avete idea della fatica. Senza contare tutte le volte che il vento ha cercato di gettarmi nei campi di fianco alla strada.
I paesini tipici hanno piccole casette basse. Se sono in prossimità della strada non hanno giardino, se sono al di là della strada principale non hanno strade asfaltate e hanno giardini aperti pieni di oche, galline, capre libere. L'auto media è decisamente messa peggio della nostra e temo perciò di aver respirato davvero male lungo la strada. Molte case si improvvisano negozi, i giardini occupati da oggetti personali messi in vendita, altre si improvvisano ristoranti. Si vende di tutto. Auto, moto, letti, cancelli, vestiti, ettari di campi...
Luoghi bizzarri che abbiamo trovato per strada?
Senza dubbio un ristorante "italiano" in una grossa cittadina, nel quale comparivano, ai muri, scritte come "NON TOTTO DORO GUELLO CHE LUCIDA" e similia, e nel quale i menù avevano come copertina una pagina di giornale sulla mafia americana.
Degno di essere menzionato è anche un campeggio polacco immerso nel nulla gestito da un olandese e da sua moglie, nel quale abbiamo mangiato cibo olandese e preso in giro i tedeschi (abbiamo inoltre visto bellissime stellate e tante stelle cadenti).
Vento a parte, le disavventure son state poche e i polacchi ci hanno sempre aiutate. Ricordo per esempio un giorno in cui la nostra strada era sbarrata da un lungo tratto di lavori in corso su dei binari. Una fossa profonda un metro e larga una decina ci separava dall'altro capo della strada. Un operaio polacco delle dimensioni di un armadio a due ante senza dire una sola parola ha preso le nostre bici sottobraccio (una per braccio, sì. Ricordo che pesavano 25 kg solo di carico, immaginatevi il totale) e le ha appoggiate dall'altro lato dei binari come fossero piume. E a proposito di aiuti, devo proprio menzionare Wladak... Oh, ma per lui sarà meglio scrivere un capitolo a parte!
WLADAK
Uno dei ricordi più belli che avrò del viaggio riguarda Wladak. Questo buffo vecchietto gestiva un campeggio su un lago, vicino a un paesino che, curiosamente, ospitava nello stesso giorno della nostra permanenza uno dei più grandi concerti di musica country d'Europa. Il piccolo campeggio di Wladak era letteralmente preso d'assalto da gente vestita da cowboy, a cavallo o con la chitarra in mano attorno a un falò. Appena raggiungiamo il posto, Wladak è tutto entusiasta di avere "
vuosku" (italiani) nel suo campeggio. Ci dice, con un certo orgoglio, che siamo i secondi italiani che vede. Si sforza per dieci minuti per dire "buongiorno"... E rovina il tutto dicendo poi "mademoiselle". Ci chiede di parlare italiano perché - come poi mi confermeranno anche molti altri polacchi - i suoi connazionali trovano dolcissimo e melodioso il suono della nostra lingua. Senza lasciarci il tempo di sistemare la bici, prende un rastrello e ci ripulisce dai rami di pino la nostra piazzola. Mentre montiamo la tenda ci porta due sedie, e poi ci invita a prendere un tè con lui e sua moglie. Così ci sediamo con loro alla reception del campeggio. Ci offrono un ottimo tè caldo, ricambiamo con biscotti freschi presi quel giorno. Wladak rilancia con un fiero pomodoro polacco da insalata e un po' di sale (pranzo tipico dei polacchi, col pane). Poi, vedendo che gradiamo, ci offre anche un panino col prosciutto e formaggio e dei
pierogi cucinati da sua moglie. I
pierogi sono forse il piatto più tipico dei polacchi: ravioloni bolliti dalla pasta quasi insipida, molto grezzi e semplici, contenenti i più disparati ripieni, dalla carne alle patate, dai funghi al formaggio, persino la frutta! Quelli della moglie di Wladak erano ripieni di cavoli ed erano molto buoni.
In pratica ci ha offerto la cena.
Dico alla moglie di Wladak che i suoi
pierogi erano molto buoni, e lei china il capo e arrossisce.
L'inglese di Wladak ha molte lacune, e per colmarle ci chiama una donna come traduttrice. Questa ribadisce più volte quanto sia onorata di conoscere italiani, che se abbiamo bisogno di aiuto possiamo chiamarla senza farci problemi, e ci indica una signora massiccia dall'aria di colonnello che possiamo chiamare nel caso qualche giovane ci infastidisca. La signora in questione ci sorride con umiltà e annuisce tutta contenta alle parole dell'amica.
Ci facciamo un giro per il paese, vediamo parte del concerto country... E in meno di un'ora, siamo noi stesse divenute un'attrazione turistica. Tutti nel campeggio ci conoscono. Quando passiamo c'è chi grida "italiani! Macaroni!", chi "buongiorno signorini!", chi canta "bella, bella Caterina..."...
Il giorno successivo, Wladak ci offre anche la colazione. Tè caldo, cioccolatini, pane e burro, salsicce e senape...
Poi, viene il momento di partire. Tutti ci salutano e ci fanno gli auguri per la nostra partenza. La donna-colonnello è commossa, la traduttrice ci dice, piena di vergogna: "ricordate di legare le bici quando siete in giro... Sapete, qui in Polonia, ogni tanto, purtroppo, le rubano...". Mi metto a ridere e le dico che in Italia siamo abituate a ben di peggio.
Prima di lasciarci, Wladak ci chiede di lasciargli una dedica su un suo registro, ci dà un abbraccio e ci offre un ultimo regalo, che ci sarà utilissimo per giorni e giorni: una grossa cartina della Polonia, molto buona e discretamente recente.
Ogni volta che mi perdevo e che cominciavo ad avere timori, aprivo quella mappa e ritrovavo, assieme alla giusta strada, la consapevolezza che qualsiasi cosa potesse accadere ci sarebbe stato qualcuno come Wladak, da qualche parte, disposto ad aiutarmi...
Foto:
Primo impatto della Polonia, 1: lungo la strada...
Primo impatto della Polonia, 2: cani randagi...
Tipico paesino polacco a ridosso della strada principale:
Zielona Góra, centro:
Ciò che ho avuto davanti per ore per svariati giorni: una bussola, un contachilometri, il portapacchi con parte del carico fissato in modo non esattamente stabile, il mio manubrio ridotto a uno stendino...