Lapponia: Un trekking dove il sole non tramonta mai, dal sito di Bruno Visca

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view post Posted on 19/5/2007, 07:50


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KUNGSLEND – IL SENTIERO DEI RE
Un viaggio attraverso la Lapponia norvegese e svedese fino a Capo Nord
Testo di Michele Pagan e Patrizia Zilio
Foto di Bruno Visca


Eppure la nostra indole è essenzialmente nomade. Siamo dei nomadi e i nomadi vanno a piedi ed
a cavallo, e così andando lentamente si identificano con la terra. Oggi sorvoliamo su tutto. La
macchina, i nuovi mezzi di trasporto, ci abituano a cogliere le cose solo alla superficie e
contribuiscono a quella mancanza di profondità. Lo spirito del trekking è quello di procedere
lenti per cogliere lo spirito delle montagne, delle foreste, dei paesi, degli uomini. Non abbiamo
più la pazienza di saper aspettare, di saper ascoltare, non siamo più abituati a osservare con
attenzione ciò che ci circonda. Eppure è proprio questa la chiave per comprendere ed apprezzare
il nostro mondo. Andando a piedi non c’è monotonia, né noia, basta entrare in sintonia con la
natura e con se stessi. Ogni giorno, ogni ora lo scenario naturale cambia, c’è sempre una bella
sorpresa ad attenderti. Il Kungsleden, sentiero dei re, è il più famoso trekking attraverso la Lapponia
svedese. Con uno sviluppo complessivo di circa 440 km attraversa quattro parchi nazionali: Abisko, Stora Sjöfallet, Sarek e
Pieljekaise. Punto di partenza del nostro trek: Abisko. Punto di arrivo: Nikkaluokta.
Lunghezza: 100 km. Numero giorni: 6. Ore cammino: 27. Parchi attraversati: Parco
Nazionale di Abisko e quello di Stora Sjöfallet. Tipo di pernottamento: tenda.
Cucina: camping gas o piastre nei rifugi. I sentieri sono ben tracciati e provvisti di tre
tipi di segnalazione: pali recanti la croce di S’Andrea dipinta di rosso, caratterizzano solitamente i tratti percorribili con gli sci da fondo o in motoslitta; da ometti di pietre e da un segno rosso. Il percorso si sviluppa in gran parte senza
affrontare eccessivi dislivelli e benché attraversi zone paludose è privo di particolari difficoltà, in
quanto anche in questi casi il tracciato è spesso agevolato dall’esistenza di passerelle in legno.
Una certa attenzione va invece rivolta al superamento dei numerosi torrenti presenti lungo
l’itinerario i quali, quando non sono attraversati da spettacolari ponti, vanno guadati sempre
contro corrente ed aiutandosi con i bastoncini telescopici. Il punto più alto è rappresentato dal
passo di Tjäktja (1.150m). L’itinerario è gratificante per la spettacolarità del paesaggio ma
anche in alcuni punti impegnativo dal momento che si procede a rilento in un continuo saliscendi
costeggiando le rive dei fiumi o dei laghi. Lungo l’itinerario il rifornimento d’acqua non
comporta problemi. Il trekker può disporre di Rifugi Custoditi con letti a castello, sala cucina
con tavoli, panche e piastre a gas, a volte un negozio alimentare, WC (struttura in legno con
fossa ecologica), cesto per lasciare i rifiuti. Questi però sono molto costosi. Bivacchi ad accesso
libero, piccoli cottage in grado di ospitare comodamente 4 persone su tavolati di legno.
L’arredamento è scarno, ma essenziale, il riscaldamento con stufa a legna, legnaia, WC, cesto
porta rifiuti e quadrato per il fuoco nelle vicinanze. In alcuni punti del sentiero si trovano aree
idonee al pernottamento in Tenda. Il clima è l'incognita più grande. Si può trovare di tutto. Nel
nord il tempo è variabile e conviene portare vestiti autunnali e da pioggia. Se c'è il sole si gira in
maglietta, fa caldo e lo spettacolo naturale è stupendo. Se è nuvoloso e non piove, può essere
ugualmente caldo, ma sicuramente l'ambiente perde completamente i suoi colori. Nel corso del
nostro viaggio abbiamo incontrato di tutto. In Norvegia tempo sempre bello con sole, non ha mai
piovuto. Temperature diurne da 14….22°C. In Svezia tempo molto variabile, ha sempre piovuto
durante la notte e per un'intera giornata. Temperature diurne da 10…15°C. L'attrezzatura
consigliata per affrontare questo viaggio è: tenda (resistente all'acqua), sacco a pelo di piuma,
materassino, camping gas, piatto, bicchiere, posate, pentola, borraccia, copri zaino o mantellina,
ghette (per proteggersi dal fango), bastoncini telescopici. La pila frontale non è necessaria, in
quanto c'è sempre luce. Indispensabile l'abbigliamento impermeabile (possibilmente in Gore-
TexÆÊ) e tutto l'occorrente per il ricambio in caso di pioggia. Camicia o maglietta e pantaloni
lunghi per proteggersi dalle zanzare, T-shirt o magliette in capilene, pile medio, giacca Gore-
TexÆÊ, sopra pantalone, scarponi da trek da media montagna in Gore-TexÆÊ (già collaudati) per
affrontare i tratti umidi del sottobosco e le zone acquitrinose. Invece si può comprare in loco il
simpatico cappellino con zanzariera tipico di queste regioni.

DAL DIARIO DI VIAGGIO DI MICHELE
2 Agosto, Tromso -- Isole Lofoten (Svolvear)
Dopo essermi svegliato al rumore dell’aspirapolvere delle donne delle pulizie mi dirigo nella sala da
pranzo per gustare una sostanziosa colazione a buffet (65 NOK); la divoriamo letteralmente.... con
stupore delle cameriere! Trascorriamo tutto il giorno navigando sotto costa sulla leggendaria nave
postale. Dall’estremo nord di Kirkenes fino a Bergen, la nave costiera da oltre un secolo collega i
mille insediamenti dell’interminabile costa norvegese. Un itinerario tra fiordi, isole, paesaggi di
toccante solitudine e segni di civiltà di mercanti, pescatori e marinai. Purtroppo la giornata non è
bella, ma lo splendore del paesaggio è spettacolare. Ogni tanto leggiamo, dormiamo, e poi tutti
insieme programmiamo con Patti i prossimi giorni (è la vita da crociera...). Verso il tardo
pomeriggio il panorama è molto più interessante attraverso scogliere scoscese,
fiordi e il magnifico Trollsfjord. Oramai è tutto un dentro e fuori dalle cabine per fare
foto (assieme a Fabio e a Patrizia). Le città in cui facciamo sosta non sono niente di
particolare a parte un po’ di casette caratteristiche colorate (e pescherecci
ovviamente...). Arriviamo alle 18.30 a Svolvear e ci incamminiamo a piedi verso il
nostro camping che dista 3 km.. Ci sistemiamo in due accoglienti bungalows.
Marco scopre di non avere più la tenda che aveva sistemato esternamente allo zaino (è possibile che sia stata rubata in nave come lui suppone???). Ne segue che lui e Fabio dovranno essere ospitati in altre tende. Ceniamo tutti insieme
a base di risotto ai funghi porcini, pane e formaggio. Gigi tenta di accendere il camino ma rischiamo
di soffocarci tutti. Vado a letto e rimango dolcemente sorpreso dal fatto che per tutta la notte non
diventa mai buio.

3 Agosto, Isole Lofoten
Faccio una rapida doccia, colazione e poi tutti insieme ci avviamo verso la città. Dato che resteremo
alle isole Lofoten solo una giornata, abbiamo deciso di noleggiare dei mezzi per visitarla. Mentre
attendo che Patti trovi le auto, faccio una 2a colazione in una pasticceria li vicino, e assaporo il
“dolce nazionale norvegese”, come abbiamo battezzato io e Pierangela (normalissima pasta sfoglia
con crema al centro). Troviamo un piccolo bus da 14 posti ed una Mazda. Iniziamo il viaggio
dirigendosi a sud verso la città con il nome più corto del mondo: Å. La giornata è molto bella, con
uno splendido sole. Sinceramente meriterebbe solo qui una vacanza di 14 gg.: spiaggette con acque
caraibiche, insoliti ponti che collegano le isolette, villaggi con le tipiche case rosse dei pescatori e
graziosi pescherecci. Qui si vive della pesca dello stoccafisso in primavera, di cui noi siamo i
principali clienti. Ad Å visitiamo il museo dello stoccafisso (interessante) dove la nostra guida che
parla un buon italiano ci racconta la leggenda del “Re Merluzzo”: è simpatico e per me anche un
“gran furbo”...
Visitiamo la turistica e scontata ricostruzione di un villaggio di pescatori. Mangiamo al
sacco: pane, formaggio, affettati, yogurt (tra cui il tipico alle more bianche). A metà
pomeriggio ripartiamo per tornare alla base. Lungo il tragitto ci fermiamo in un villaggio
più interessante del precedente; saliamo su una collinetta, scattiamo un po’ di foto (compresi
stoccafissi al sole) e guardiamo il paesaggio. Più avanti ci fermiamo nuovamente su una
bella spiaggia all’ora del crepuscolo, dove alcuni immergono i piedi nell’acqua fredda (coraggiosi).
Foto di gruppo e poi ripartiamo deviando verso il villaggio di Nussfjord (eletto
miglior villaggio della Norvegia) ed effettivamente è molto suggestivo. Arriviamo un po’ stanchi ed
alla sera ci facciamo una bella pastasciutta tutti in compagnia.

5 Agosto ‘98-Abisko Turiststation - Area libera fine parco (17 km - 4.30h)
La notte trascorre tranquilla (la tenda tiene) anche se mi sveglio più volte: piove ed è umido. Mi
faccio una bella doccia anche perché non so quando avrò la prossima occasione per farla.
Pesiamo gli zaini e mediamente risultano sui 15-17 kg. con una punta max. di 23 kg.
(Andrea e le sue cibarie). Si alleggeriranno durante il trek. Partenza alle 8.00 sotto una
noiosa pioggerellina. Dopo circa 500mt giungiamo davanti all’arcata di legno
d’ingresso del sentiero e facciamo tutti la rituale foto di gruppo. La via è facile e
costeggia la riva destra del fiume Abiskojåkka inoltrandosi in un bosco di
betulle. Attraversando il bosco, che trovo monotono, mi appaiono funghi e felci.
Ogni tanto cambio abbigliamento a seconda se piove oppure no. Dopo1h di
cammino attraverso un ponte sospeso e trovo subito dopo una radura con un piccolo bivacco
aperto con camino. Ci sono delle aree paludose, dove però sono state inserite delle comode
passerelle di legno per camminarci sopra. Zanzare!!! Mi cospargo di Autan Extreme che sembra
funzionare. Attraverso un secondo ponte sospeso e tenuto con funi d’acciaio. Dopo 2h di
cammino arrivo all’inizio del lago Abiskojávri. Sostiamo per circa mezz’ora sopra un materasso
di soffici muschi e licheni e mangio alcuni lamponi rossi commestibili. Mi incammino con
Massimo, Andrea e Patti e dopo aver costeggiato il lungo lago per circa 1.30h arriviamo al
rifugio Abiskojaure (altitudine 490mt); anche se gli altri ci hanno preceduto da un po’ di tempo.
Comunque non dobbiamo fare delle gare per cui mi prendo il mio tempo per riposarmi e studiare
le corrette angolature per fare delle splendide fotografie! Mangiamo sotto un caldo sole e ci
riposiamo sdraiandoci sul prato.
Ripartiamo alle 14.30 per cercare un’area dove poter effettuare il campo.
Camminiamo per altri 3 km circa ed alla fine del parco di Abisko troviamo uno
spiazzo per piazzare le tende. La mia tenda la metto nel bosco, sottovento, vicino al torrente anche se ci
sono più zanzare. Mi accorgo comunque che tutta la zona è invasa da questi famelici
animaletti e non riesco a stare fermo.
Decido di fare una passeggiata insieme agli altri (per evitare le zanzare); attraversiamo un ponte
e arriviamo in una valle aperta dove sulla destra c’è il bivacco Kieron (dislivello 200 mt). I più
valorosi: Anna Claudia, Bruno, Pierangela, Gigi, Andrea e Marita, salgono sul monte
Gárddenvárri. Una volta tornati al campo preparo un risotto ai funghi con il mio nuovo fornello
(funziona bene!!!). Dopo mangiato accendiamo il fuoco. Tutti in cerchio scherziamo e parliamo
fino alle 21.15. Poi stanchi fisicamente e stressati delle zanzare andiamo a dormire.

6 Agosto ‘98, Area libera fine parco – Rifugio Alesjaure (18 km - 5h)
La notte trascorre bene anche se ha piovuto. Dopo la colazione partiamo alle ore 8.00. Il cielo è
coperto da nuvole grigie. Il paesaggio cambia mano a mano che avanzo. Incontro laghi, fiori,
ghiacciai. Cammino in salita per circa 2h giungendo su un ampio altopiano
disseminato da piccoli laghetti, quota 800mt. Scatto molte foto con Patti che è
davanti a me. Arrivati ad un certo punto deviamo verso destra per vedere un
insediamento lappone ad uso pascolo, vuoto (non è periodo per le renne). Il paesaggio
circostante è suggestivo. Il vento soffia regolarmente. La via costeggia per un
continuo sali scendi prima alcuni laghetti e poi quattro laghi in sequenza: Ahpparijávri,
Miesakjávri, Rådujávri, Alisjávri. Dopo un'altra ora di cammino trovo un bivacco.
Nell’ultimo tratto sono un po’ stanco: mi fermo spesso.
Il rifugio sembra non arrivare mai pur vedendolo all'orizzonte. Dopo altre 2h di
cammino finalmente giungo al rifugio di Alesjaure (quota 775mt). Patrizia gentilmente mi ha
aspettato mentre nelle soste scaricavo lo zaino dalle spalle e mangiavo qualcosa. Ovviamente gli
altri sono già arrivati. Il paesaggio sotto di noi è molto bello: uno spettacolare lago con alcuni
ghiacciai sullo sfondo. Non riesco ad immaginare tutto questo in inverno quando sarà coperto da
una coltre spessa di neve. Il rifugio è ben attrezzato. Piantiamo le tende nei pressi del lago
(maledizione, ci sono tante zanzare!). Più tardi decidiamo di fare un'escursione
all'accampamento lappone situato nelle riva opposta del lago. Mentre camminiamo
vediamo un bell’arcobaleno (non ho mai visto tanti arcobaleni in vita mia...)
Mezz'ora di strada, ma purtroppo anche questo è disabitato. Piove più
insistentemente e torniamo indietro rapidamente dopo aver fatto qualche foto
(niente di interessante).Quando torniamo al rifugio chiedo delucidazioni sul perché tutti
gli insediamenti siano disabitati e mi spiegano che il villaggio è abitato solo nei
mesi di Giugno-Luglio, quando i lapponi radunano le renne.
Ormai veri lapponi che vivono in inverno in questi luoghi sono veramente
rari. Anche loro si sono riversati nelle città. Ci laviamo al laghetto (con operazione barba) e
trascorriamo una bella serata nel rifugio mangiando wurstel e purè “sintetico” a 45 SEK!!! Patti
non è convinta ad intaccare la cassa comune con tale spesa, ma è una serata importante per
mantenere alto il morale del gruppo. Fuori piove a dirotto! Andiamo a dormire (la tenda
incredibilmente tiene).

7 Agosto ‘98, Rifugio Alesjaure - Rifugio Tjäktja (13 km - 3.3h)
Mi sveglio presto per fare i miei bisogni (1a volta in questi giorni) e devo fare molto rapidamente
per scampare agli attacchi delle zanzare. Il tempo è variabile con nuvole basse; alle 5.00 ha
smesso di piovere. Partiamo alle 9.00. Il sentiero è formato da gradini di pietra su un continuo
sali scendi. Attraverso una valle glaciale con bellissimi laghetti e cammino spesso su passerelle
di legno (le ghette risultano molto utili per proteggere i pantaloni dal fango). Qui avvisto anche
le prime renne… finalmente! Attraverso un ponte sospeso e dopo 3h di marcia incontro
un bivacco sulla sinistra; risulta chiuso con un catenaccio. Il rifugio Tjäktja (quota
1.000mt) si vede in lontananza. Per fare qualche foto alle cascate guado il torrente in
piena e finisco con i piedi dentro (complimenti alle pedule in cui non entra
l’acqua). Mentre piantiamo le tende sotto uno splendido sole esce improvvisamente un
arcobaleno sulla vallata (ritornerà brutto tempo???). Ne approfitto per lavarmi nel
torrente e fare uno shampoo. Purtroppo poco dopo ricomincia a piovere. La tenda inizia
ad avere delle infiltrazioni. Dopo aver cenato nella cucina comune del rifugio (risotto e
formaggio) torniamo fuori sotto la pioggia. Due persone dormono all’interno. Vengo ospitato da
Bruno ed Andrea, ma “tuffandomi” dentro mi accorgo che la tenda è allagata e allora di corsa
vado da Claudio e Marco (sono un po’ bagnato). Per tutta la notte piove, ma meno male che
dormo all’asciutto.

8 Agosto ‘98, Rifugio Tjäktja – Bivacco Kuoperjåkka (18 km - 4.3h)
Sveglia ore 7.00. Buona colazione nel rifugio e poi smontiamo il campo. Il tempo è variabile con
nuvole basse; alle 5.00 ha smesso di piovere (T=10°C). Partiamo alle 8.00 verso il passo Tjäktja.
Prima attraverso un terreno coperto da muschi e licheni, e più avanti una pietraia. Dopo circa 1h
di cammino arrivo al mitico passo a quota 1.150 mt. In cima c’è un piccolo nevaio e
fortunatamente troviamo un bivacco dove ci possiamo riposare un attimo. Purtroppo ricomincia a
piovere. Il bivacco ha 4 posti letto con una piccola stufa a legna. Sostiamo per circa 1h, nella
speranza che smetta di piovere. Niente da fare, mi metto la giacca in Gore-TexÆÊ, e pantaloni KWay.
Ripartiamo sotto un forte acquazzone. Da questo punto il sentiero scende
decisamente per circa 300mt, dopodiché prosegue con continui sali scendi su
passerelle di legno ed attraversa una lunga pietraia. Mi offrono un ombrello ma
preferisco continuare così. La zona è un acquitrino e bisogna anche guadare diversi
corsi d’acqua. Piove a catinelle e ho una forte sensazione di umido (ma la giacca
tiene). Sentiamo un boato sordo e vediamo una frana ad 1 km di distanza. Da sotto il
cappuccio vedo un grosso branco di renne sulla destra ma è un po’ difficile scattare
delle foto sotto la pioggia. Continuo molto bene anche se in coda (pioggia più, pioggia meno...).
Vedo ancora un gruppo di renne (50-60 circa) dall’altra parte del torrente. Cado anche sulla pietraia
bagnata e faccio la “tartaruga” a gambe all’aria, ma non mi faccio niente.
Scorgo il I° rifugio di tappa. Entro nella cucina comune
e insieme agli altri accendiamo la stufa per asciugare i vestiti e le scarpe. Per fortuna ho solo i
pantaloni di cotone bagnati dal sudore. I piedi e il resto del corpo sono asciutti. Complimenti alla
ditta Aesse e S.Marco. Qualcuno trova la pasta e non riesce a resistere alla tentazione di un buon
piatto di spaghetti. Benché il tempo sia pessimo, bisogna dire che il morale è alto. A parte
Andrea che si sta pentendo di aver scelto di fare un trekking. Consueta visita alle “tipiche”
latrine del rifugio addobbate con foto e fiori secchi. Dopo un paio d’ore ripartiamo sotto una fitta
pioggia. Percorro circa 7 km e arrivo al bivacco Kuoperjåkka, quota 750 mt; 1.3h di cammino.
Finalmente smette di piovere. Alcuni piazzano il campo su un prato asciutto vicino al fiume. Il
bivacco è accogliente e dopo una buona ripulita, decido con altri 6 compagni (Marita, Pierangela,
Silvia, Massimo, Marco e Andrea) di dormire all’interno. Accendiamo la stufa (bravo Gigi,
esperto tagliatore di legna...) e asciughiamo i vestiti. Accendiamo i fornelli e cuciniamo creme e
minestre varie tutti insieme. Tutti e 16 siamo lì seduti (a parte i sardi...) e trascorriamo una
piacevole serata. Io racconto barzellette (di solito non le racconto mai - e non sono ubriaco...).
Per tutta la durata della vacanza mi chiederanno di raccontare quella del tipo che impara l’inglese
con una radio da £.15.000, ecc., ecc. Sarà la barzelletta simbolo del Trek! E’ incredibile come
nelle situazioni di disagio, il gruppo si affiati maggiormente e il morale si rafforzi. Questa è stata
la migliore serata del trek. Prima di coricarmi vado a lavarmi al torrente e scivolo su una pietra.
Mi provoco escoriazione al braccio e all’ascella. Vengo subito medicato da Patti al mio rientro al
bivacco, ma la serata prosegue e lo spettacolo continua... Andiamo a letto alle 0.30 (ore
piccole...) dopo aver cantato Battisti, Guccini, De Gregori, Venditti, ecc. Dormo bene anche se fa
caldo: sono vicino alla stufa in maniche corte. Tre persone russano come orsi e linci (Marita,
Pierangela e Massimo da TO). Chi dorme fuori nelle tende invece è sotto la pioggia, fa molto
freddo (non li invidio...).

9 Agosto ’98, Bivacco Kuoperjåkka – Rifugio Kebnekaise (16 km - 6h)
Al mattino presto entra Bruno nel bivacco dicendo che piove, non fa freddo e ha visto da vicino
delle renne, ma non mi interessa un granché (Bruno è sempre fissato con la meteorologia e la
temperatura). Entra poi Gigi con un’altra frase emblematica: “nuvole basse, tempo variabile,
praticamente bel tempo...”. Ed inoltre: “ A parte freddo, pioggia, e umidità va tutto bene!”. Dopo
una buona colazione, mi faccio la barba al torrente (Pierangela si lava completamente, che
fisico!!!). Partiamo dopo una buona ripulita al bivacco: mi dispiace, mi ero affezionato a questo
posto! Procedo tranquillamente con Patrizia, ogni tanto ci riposiamo e scattiamo qualche foto.
E’ inutile arrivare presto al rifugio per poi non sapere cosa fare. Qui non c’è bisogno
dell’orologio. Il passare del tempo è scandito solo dal sole e dai bisogni fisiologici. Dopo 3 km
circa giungiamo al bivio per il rifugio Singi; 45 minuti di cammino, quota 780mt. Qui si devia a
sinistra attraversando un lungo recinto per le renne. Il sentiero sale dolcemente per 200mt. Dopo
45 minuti siamo a quota 980 mt. La giornata si mette decisamente sul bello,
esce un caldo sole, anche se con un forte vento. Da questo punto la via inizia a
scendere fino ad arrivare in una magnifica valle glaciale ricca di acquitrini, laghetti e
circondata da spettacolari montagne con in cima ghiacciai che alimentano bellissime
cascate (quota 780mt). Nei pressi di un grazioso laghetto scatto una serie di foto,
anche al mio fiore preferito, simile al cotone, che cresce vicino agli acquitrini
(Common Cotton Grass). Decido con Patti di mangiare per strada al sacco (biscotti,
formaggio grana, cioccolata e mela - sembra una giornata di festa!). Per l’intera giornata sono
accompagnato solo dal rumore del vento e dal frastuono dell'acqua che cade dalle imponenti
cascate. Questa per me è una di quelle giornate mistiche ed indimenticabili che si ricorderanno
per tutta la vita. Riusciamo a vedere da molto vicino una renna; è un animale veramente reale.
Incontriamo i primi turisti e gitanti (e purtroppo anche il rumore dei primi cellulari...). Ci stiamo
avvicinando al più famoso rifugio della Svezia, campo base del monte più alto: il Kebnekaise
(2.100 mt.). Giungiamo alle 14.45. C’è sempre un bel sole, vento, e anche un bel
fresco. Pianto la tenda con un po’ di difficoltà (a causa del vento) ed inizio ad
essere un po’ preoccupato per il freddo che farà questa notte. Ci laviamo tutti in gruppo
nel laghetto vicino (zona uomini e zona donne). Andiamo a bere qualcosa di caldo
al bar. Fabio e Anna Claudia spariscono misteriosamente, finché li vediamo
ridiscendere dal monte che sovrasta il rifugio. Sono andati a condividere insieme
il tramonto... che romantici!!! Dopo aver faticosamente cucinato una crema di
asparagi, decidiamo di fare una piccola escursione sul monte alle spalle del rifugio (10 min.); la
vista è stupenda. Marco è in fase mistica e decide di rimanere su da solo, ancora per qualche
minuto. Scendiamo e ci beviamo una fresca birra e poi tutti a dormire. Fa freddo e c’è vento.
Dopo le 3.00, mi sveglio regolarmente ogni ½ ora (è sempre chiaro). Sono rannicchiato in
posizione fetale e non vedo l’ora che arrivino le 6.00. Mi mangio le dita per non aver accettato
l’offerta di Patti ed Anna Claudia di dormire nella loro tenda. Sarei stato al caldo ed in buona
compagnia..... Finalmente alle 5.00 diminuisce il vento e così riesco a prendere sonno.

10 Agosto ’98, Rifugio Kebnekaise - Nikkaluokta - Kiruna(19km-2.15h+0.20h+1.45h)
Alle 6.30 mi sveglio, smonto subito la tenda e vado a lavarmi aspettando l’apertura del buffet per
la colazione. Devo premiarmi per la pessima notte trascorsa. La colazione è fantastica (60 SEK):
mi sento un re! Il tempo è bello. Sono pronto per un'altra giornata.
Cominciamo a camminare con un buon ritmo attraverso betulle e il solito paesaggio
monotono (miriadi di zanzare ci inseguono!). Patti, che penso abbia paura di
perdere il traghetto, ci mette un po' di fretta. Giungiamo al molo di attracco della barca,
dove troviamo già molte persone in attesa. Il viaggio in traghetto è rilassante (circa ½ ora)
e a parte il Kebnekaise avvolto dalle nubi non vi è nient’altro di particolare. Quando
sbarchiamo decidiamo di fare sosta pranzo c/o Lap Dånalds e gustarci un renburger, un
hamburger di renna (niente male, sarà la fame!). Alle 13.00 ripartiamo lentamente verso la nostra
meta finale: Nikkaluokta, dista 5.6km. Il sentiero è facile, ma acquitrinoso. Procedo con calma
attraverso un bosco di betulle ed arrivo al rifugio alle 14.30. Intravedo la strada asfaltata e le
prime auto: abbiamo finito il trekking e siamo tornati alla triste “civiltà”. Che amarezza...
sostiamo presso il rifugio in attesa del bus per Kiruna (alle ore 16.30). Mangio
qualcosa, acquisti vari e cartoline. Scrivo il mio pensierino sul diario di Anna Claudia:
sono ispirato ed ho raccolto svariato materiale. Sul bus racconto un altra serie di
barzellette (alcune leghiste ed altre sul genere orrido) anche perché il paesaggio
non offre niente di nuovo. Arriviamo a Kiruna alle 17.40 e decidiamo di dormire
nelle cabin, vista la differenza di prezzo piuttosto esigua. Andrea fa i capricci perché
vuole dormire nell'ostello (è da giorni che desidera farlo), ma alla fine rimane con noi.
Andiamo in città ad acquistare del cibo per la cena: spaghetti alla carbonara, formaggio,
affettati, pane, dolce, mela di Biancaneve, birra e sempre un buon tè. Non sembra neanche vero.
Poi in un accogliente bar lì vicino beviamo una cioccolata calda. Finalmente posso dormire in un letto vero.

14 Agosto '98, Honnisvåg - Nordkapp - Honnisvåg
Al mattino vado a fare una passeggiata. Ridiscendo la strada verso Honnisvåg per circa 3 km, vedo
un isolotto di pescatori. Scatto una serie di foto a colori e b/n e attraverso il ponticello che
congiunge l’isoletta alla terra ferma. Dopo qualche istante mi viene incontro “Capitan Uncino”: un
uomo con barba e berretto di lana che ha proprio un uncino al posto della mano destra. Mi dice che
è proprietà privata. Prontamente me ne vado. Torno al campo e mi preparo per prendere il bus per
Capo Nord. Depositiamo gli zaini in un bungalow, dove li riprenderemo alla sera. Il bus arriva
puntuale alle ore 12.30. Dopo varie salite e curve strette sbarchiamo sopra il famigerato scoglio.
Che delusione. Il luogo è sfruttato turisticamente: c’è un negozio, ristorante, bar,
camere, self service, ecc. Sembra un nostro classico centro commerciale. La giornata è
bella, ma spira un vento gelido. Mi riscaldo con un caffè. Poi finalmente acquisto il mio
maglione (identico a quello di Fabio) con la supervisione e consiglio delle signore.
Usciamo nuovamente a passeggiare lungo le scogliere circostanti. Risaliamo la strada dove
incontriamo diversi gruppi di renne (tra cui ce né sempre una bianca - che strano...).
Dovevamo venire proprio qui per vedere da vicino così tante renne..... La luce è ideale per
le fotografie (ore 19.00) e ne approfitto per qualche ritratto. Prati verdi ricoperti di muschio,
licheni e acquitrini con fiori bianchi: il cielo è di un azzurro terso. Lungo la strada ancora renne.
Gigi, mettendosi a quattro zampe, riesce ad arrivare a pochi metri dal branco (complimenti! -
sembra Kevin Costner in “Balla coi lupi”).
Ritornati nel centro commerciale decidiamo di andare al cinema. Proiettano ogni mezz'ora un
filmato su Capo Nord e dintorni con una colonna sonora molto suggestiva su tre
schermi Imax. Sono rimasto talmente colpito dalla proiezione che l'ho rivisto un'altra volta.
Alle 22.00 usciamo di corsa fuori: c’è il leggendario tramonto sul mare. La serata è
limpidissima…. Che fortuna!!! Grande momento di commozione. Una miriade di
turisti sono appostati con le macchine fotografiche e relativi cavalletti per cogliere le
varie fasi del tramonto. Alle 23.00 il sole tramonta definitivamente. Poco più tardi prendiamo il bus
che ritorna a Honnisvåg. Nei pressi del campeggio Silvia mi sveglia dicendomi che dobbiamo
scendere per riprendere gli zaini: è un brusco risveglio. In un minuto siamo al bungalow
(meglio dei Marines o dei Paracadutisti), ma ritornando in strada il bus non c’è più.
Momenti di panico in quanto tutti avevano lasciato qualcosa sul bus, tranne me. Chi vuole
andare a piedi, chi fare l’autostop..., Patti telefona al porto.... (è molto arrabbiata - l’ho
vista solo un’altra volta così!). Ci stiamo avviando a piedi (8 km.....) quando poco dopo
il bus ricompare in senso contrario. Alcuni ragazzi italiani che viaggiavano sul bus hanno
costretto l’autista a ritornare indietro. Così tutto è andato per il verso giusto. Al capolinea
scarichiamo con prontezza tutti gli zaini, ma subito dopo li dobbiamo ricaricare:
non è questo il molo giusto dove al mattino avrebbe attraccato la
leggendaria nave postale Hurtigruten. L’avventura continua, ma abbiamo ancora la forza per
scherzarci sopra. Dopo essere arrivati al deposito dei pullman ci avviamo a piedi verso la banchina.
Sono le 0.30. Ci prepariamo per trascorrere la notte sul molo con i sacchi a pelo. Purtroppo la sala
d'aspetto è piccola e già occupata da altri turisti. Trascorriamo un'ora nel pub vicino a bere una
birra. E’ venerdì sera e gli indigeni sono già ubriachi. D’altronde qui non c’è molto da fare. Forse
rischiamo più qui che in tutto il trek: una ragazza fa gli occhi dolci a Marco, ma vediamo che è in
compagnia di un pescatore (si presume) grande come un armadio.... Meglio ritirarsi ed andare via.
Tornati al molo mi bevo un caffè caldo preparato al momento da Andrea e Bruno. Considerata la
temperatura rigida, vicino allo 0°C, mi defilo e mi posiziono nel corridoio della sala di attesa
(vicino ai bagni) dove ci sono 3 tedeschi e 2 italiani. Visto che il mio sacco a pelo non è molto
affidabile preferisco affidarmi a quattro pareti ed un tetto. Trascorro una buona nottata pensando a
quelli fuori.

Tratto dal sito di Bruno Visca, che ringrazio per l'autorizzazione http://it.geocities.com/bvisca/

Edited by S o n i a - 19/5/2007, 09:16
 
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