Oasi di Tunisia, di Marta Forzan

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view post Posted on 21/5/2010, 15:13


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Oasi di Tunisia
di Marta Forzan da reporter.com

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“Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento…Io e il colore siamo tutt’uno”. Era il 1914 quando Paul Klee soggiornò a Kairouan in Tunisia. Lì, scoprì fiabesche atmosfere, la calda luce del mare e il biancore delle dune.
La testa nel Mediterraneo e i piedi nel deserto sahariano. Il mare, il cielo, le case, le sinuose onde di sabbia. Tinte dolci e delicate esaltate dalla limpidezza dell’aria e da un sole rovente. Si resta storditi dalle armonie cromatiche di questo lembo d’Africa.
Nuance d’azzurri. Blu marino di Djerba, zaffiro vivo del cielo sui palmeti di Nefta, intenso turchese dei portoni di Douz. Verde prepotente delle oasi di Chebika e Tamerza tutta d’argilla. Rosso demone di tramonti sull’ocra delle dune, l’oro dei datteri e della moschea di Tozeur.
Antiche e morbide sensazioni di suoni avvolgenti. La musica dei villaggi berberi arroccati sulle colline. Assortite malie di battito di mani, incantevoli acrobazie di voci ritmate col “bedir”, tamburo di pelle di montone e dal suono delicato del “lutar”, liuto a tre corde, lieve come il sibilo del vento. Sereno convivio tra voci, percussioni e fiati.
Profumi forti e aromi dei mercati di Gabes, Medenine e Zaafrane. Pepe e zafferano che si mescolano a gelsomino e tè verde. Sapori di cuscus, shakshuka e tajine. Suq e bazar tentatori. Narghilè invitanti. Di fronte ai cafè, memorie degli Amazigh, gli uomini liberi dalle teste leonine coperte dal litham acceso dall’indaco che scolora sulla pelle.
Storie di pozzi abbandonati, antiche leggende di nomadi, e di sete. Di marabutti, degli hammam e delle piscine romane di Gafsa. Come ali di farfalla armonie di arabeschi, palme, cupole, snelli meharis dal lento ruminare ancorati sulla sahat, piazza. Bianchi minareti svettanti, mezzelune rilucenti come bandiere.
Dalle immense distese pietrose ai morbidi mari di dune. Le Oasi di Tunisia. Paradisi nel cuore del deserto. Una dietro l’altra. Una diversa dall’altra. A Tozeur e a Nefta, s’allungano geometrie di palmeti su nude spianate. Vicino alle prime alture dell’Atlas, le oasi di montagna s’impennano friabili nelle cavità di falesie.
Dalle mille e una sorgente, sgorga l’acqua col suo fresco bisbiglio e corre nei séguias, tra le verdi palme cariche di datteri biondi. Universo magico che regala emozioni segrete fatte di silenzi, vento e voci arrochite di cammelli.

L’aria del deserto comincia a farsi sentire a Gabes , l’oasi sul mare circondata da un magnifico palmeto percorso da limpidi ruscelli. Ricompare nei villaggi berberi aggrappati come nidi di streghe in cima a dirupi desolati.

Si addolcisce a La Corbeille dove zampillano 152 sorgenti e fioriscono migliaia di palme da dattero. Si fa inquietante nella vuota vastità dello Chott-el-Djerid, accecante catino di sale dove il caldo tronca il respiro. Trionfa a Nefta, oasi perfetta alle porte Sahara algerino.
A Chebika, l’acqua scende da un’alta cascata per formare un “oued” (corso d’acqua) in fondo ad una gola. Tamerza barricata dietro la sua catena montagnosa, appare sospesa sul fianco di un gigantesco canyon a guardia della vasta pianura fino al Chott e alle colline di sabbia.
Fascino disarmante nella regione di Tataouine, a Ksar Haddada regno dei granai-fortezza dei berberi. Gioielli nascosti tra le pieghe del deserto e nella ruvida pietra dei ghorfa che s’illumina d’ambra, sfiorati dalla luce crepuscolare.

Picchi di arenaria erosa dal vento circondati da un maremoto di sabbie candide. Chenini tra la piana e spicchi di rocce, intrigante bellezza esotica. L’armonica suggestione di giochi d’ombre segna ogni metro d’emozione, fino al lampo bianco della Moschea dei sette dormienti, tra l’oro delle case e delle pietre.

Al limite del Grande Erg, un paesaggio avvolto da un dolce mantello di sabbia, disseminato di piccole oasi e villaggi silenziosi. Douz, “La porta del deserto” e grande crocevia di scambi per i nomadi. Culla dei Marazig la cui cultura rivive ogni anno proprio alla fine di dicembre con cacce, giochi e cerimonie.

Ksar Ghilane pozza termale perduta tra le dune, e il paesaggio lunare di Matmata. Tenue melange di colori fino al tripudio delle bianche colline di Borj- El –Kadhra. Magia sinuosa delle grandi ghurdas di sabbia che si specchia nell’acqua cobalto di un lago. Là dove un cuneo di terra tunisino s’immette tra Libia e Algeria.

Il silenzio è dorato come le dune ancora calde. Le mani affondano nella sabbia e il disco pallido della luna svanisce nel sonno profondo. Lontano, la nenia di carovanieri s’infrange col sibilo del vento. Unica coperta, un cielo inchiodato da stelle che avvolge il mondo. L’istante d’una cometa, l’attimo d’una emozione più forte della realtà stessa.
 
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