Grande Barriera Corallina (Australia)

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 20/7/2006, 21:38


Group:
Administrator
Posts:
13,316
Location:
Trieste

Status:


Grande Barriera Corallina

La Grande barriera corallina (Great Barrier Reef), lunga oltre 2300 km, è la barriera di corallo più grande del mondo. È situata al largo della costa del Queensland, nell'Australia nord-orientale.



Questa meraviglia della natura, con una superficie totale di quali 350.000 chilometri quadrati e che si mantiene ad una distanza quasi uniforme si 80-100 km dalle coste, comprende oltre 1.000 tra banchi di sabbia ed isole con foreste pluviali, ed ospita una sorprendente abbondanza di specie acquatiche. Non è una struttura continua, ma è costituita da un dedalo di scogliere coralline, isolotti, canali attraverso i quali circolano forti correnti marine, banchi di sabbia e fondali bassi, che durante la bassa marea lasciano affiorare i coralli. La sua costruzione è iniziata circa quindicimila anni fa. Nel 1981 è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
La grande barriera pulsa di un'infinità di forme di vita marina, che assieme alle migliaia di uccelli marini, contribuiscono a rendere questo ecosistema meraviglioso e incantato.

Edited by S o n i a - 11/2/2011, 18:51
 
Web  Top
view post Posted on 11/2/2011, 18:19


Group:
Administrator
Posts:
13,316
Location:
Trieste

Status:


Barriera corallina, i conti dopo il disastro del ciclone Yasi
di Arturo Cocchi

Studi sul reef dopo cicloni e inondazioni. Si salverà, per ora. Ma gli eventi estremi diventano sempre più frequenti. E un nuovo Yasi avrebbe esiti drammatici. Invito dal Queensland: "Venite in vacanza, non è lo sfascio"

La barriera corallina australiana ha sicuramente sofferto - molto - per i recenti eventi meteorologici estremi, ma riuscirà a recuperare. Di questo sono convinti gli studiosi che stanno monitorando una delle meraviglie mondiali, per constatare le conseguenze lasciate dal ciclone Yasi, che l'ha colpita direttamente, ma anche dagli allagamenti che hanno colpito il limitrofo Queensland prima dell'ultima tempesta, causando il trasferimento di ingentissime masse d'acqua dolce nello specchio d'acqua marino limitrofo - quello dove la barriera corallina vive - modificandone in modo non irrilevante temperatura e quote saline. Di sicuro, l'osservazione recente dello stato di salute del più grande essere vivente del pianeta ha portato a inattese scoperte sul fronte della climatologia. La barriera, infatti, è un'immensa cartina al tornasole, che registra in modo indelebile gli scenari climatici passati e può aiutare a prevedere quelli futuri.

Verso climi estremi. Gli anelli di crescita dei coralli, infatti, possono essere utilizzati come quelli delle piante o le sedimentazioni della roccia, e la ricostruzione storica fatta nelle scorse settimane ha potuto tracciare l'andamento climatico nell'area - e in prospettiva potrebbe farlo su un'estensione di 3000 chilometri, tanta è la lunghezza del reef - dal 1639 agli ultimi anni (gli scienziati si sono fermati al 1981). "I campioni di corallo raccolti - ha spiegato la climatologa Janice Lough, dell'Australian institute of Marine Scienze, Queensland - "suggeriscono che l'annata più piovosa degli ultimi 400 anni sia stata l'estate (inverno europeo n. d. r.) 1973-74. Almeno fino a quest'ultimo anno, che stiamo ora confrontando con quello di 27 anni or sono".

Coralli come le Porites Annae possono vivere centinaia di anni e sviluppare colonie alte 8 metri. L'immenso essere simbiotico secerne strati di carbonato di calcio, che possono essere appunto conteggiati come gli anelli di crescita degli alberi. Anelli degradati o contenenti una particolare sostanza, l'acido umico, sono il sintomo di una stagione particolarmente umida. Ma Dall'osservazione di questi dettagli, gli scienziati sono così riusciti a ricostruire uno scenario di grandi mutamenti climatici tuttora in corso, che lascia intravedere un futuro di eventi sempre più estremi. Infatti, da un periodo relativamente secco, tra la metà del Settecento e la metà del secolo seguente, l'area ha visto via via aumentare le precipitazioni. Ma soprattutto, negli ultimi tempi, sono aumentati sia i periodi di grande siccità che quelli di pioggia torrenziale. La sequenza dei picchi estremi è prima calata, per poi risalire brutalmente. Nel Settecento si poteva contare, in media, un anno molto piovoso ogni 12, e se ne registrava uno eccezionalmente secco ogni 9; tra il Settecento e l'Ottocento gli anni siccitosi erano calati ad uno ogni 14, e quelli straordinariamente umidi erano appena uno ogni 25; ma nell'ultimo secolo si è avuto l'incremento, drammatico, delle stagioni cosiddette fuori norma: un anno secco ogni 7,5 e uno ultrapiovoso addirittura ogni 3. Lo studio, che sta per essere pubblicato sulla rivista Paleoceanography, pur senza trarre conclusioni, rileva con evidenza la tendenza alla crescente piovosità dell'area, e conclude che le aree tropicali sono soggette ad umidità crescente in un pianeta che si riscalda, come sta facendo la terra, quali che ne siano le cause.

Fonte: repubblica.it
 
Web  Top
1 replies since 20/7/2006, 21:38   1096 views
  Share